A transessuali e travestiti è vietato mettersi al volante in Russia. A sancirlo è un controverso decreto firmato il 29 dicembre dal premier Dmitri Medvedev e pubblicato sul sito internet ufficiale del governo russo pochi giorni fa attirandosi una valanga di critiche da parte dei difensori dei diritti umani.
Il provvedimento «incriminato» stabilisce una serie di «patologie» (così sono definite) per le quali non è consentito guidare e punta – secondo una nota che lo accompagna – a ridurre gli incidenti stradali mortali, che in Russia mietono circa 30.000 vittime l’anno.
Oltre a numerose invalidità fisiche, nella lista sono stati inseriti anche quelli che l’Organizzazione mondiale della Sanità definisce «disordini di identità di genere» e «disordini di preferenza sessuale».Ma in teoria non potranno più guidare neanche feticisti, esibizionisti, guardoni e pedofili. E ancora i giocatori patologici, i cleptomani e i piromani, nonchè chi soffre di ansia, depressione o di disturbi dell’umore. Un enorme calderone in cui è stato messo dentro praticamente un pò di tutto, probabilmente – accusano i difensori dei diritti dell’uomo – senza davvero considerare se una determinata condizione rende una persona inabile alla guida o meno.
Dopo l’adozione nel 2013 di una controversa legge federale che vieta la «propaganda» dell’omosessualità tra i minori – di fatto rendendo impossibile qualunque manifestazione in difesa dei diritti dei gay – la Russia di Vladimir Putin sembra insomma aver estratto dal cilindro un ennesimo provvedimento che riflette l’intolleranza delle autorità di Mosca nei confronti delle minoranze sessuali. E persino un membro del Consiglio per i diritti umani del Cremlino, Ielena Masiuk, non nasconde di non vedere nessuna ragione per vietare a «feticisti, cleptomani o transessuali» di guidare l’auto. «Penso – ha precisato – che si tratti di una violazione dei diritti dei cittadini russi».
Anche l’associazione dei giuristi russi per i diritti dell’uomo si è scagliata contro il decreto definendolo anticostituzionale, e Maria Bast – una legale dell’organizzazione moscovita e lei stessa transessuale – ha denunciato che questo provvedimento «discriminatorio» potrebbe indurre molte persone che si trovano nelle condizioni indicate dal decreto a evitare di ricorrere a un aiuto medico per paura di vedersi ritirare la patente di guida.
Dura infine anche la reazione del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, che ha bollato il provvedimento come «ridicolo e illegale» chiedendo a Mosca di modificarlo «immediatamente».