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Zanè. Bimba resta chiusa dentro l’auto all’Emisfero: “Tutti a giudicare, nessuno ad aiutare”.

Luciano Volpato Emisfero Zanè

Ha letto i commenti sulla nostra pagina Facebook dopo aver ricostruito il fatto di cronaca che ha sconvolto una mattinata al centro commerciale Emisfero di Zanè ed è rimasto indignato dai facili giudizi espressi, da chi non ha dimostrato un briciolo di comprensione per lo stato psicologico di una mamma che ha avuto una disavventura. Luciano Volpato, noto barista che ha in gestione il bar all’interno del centro, ha vissuto in prima persona quanto accaduto giovedì scorso nel parcheggio del supermercato. Dalla ricostruzione dei fatti, riportati in questo articolo https://www.altovicentinonline.it/cronaca/zane-lascia-le-chiavi-dellauto-alla-figlia-che-si-chiude-dentro-panico-allemisfero/, una mamma, all’uscita del supermercato, avrebbe ingenuamente dato la chiave dell’auto alla bimba di due anni con la quale si è chiusa dentro. Attimi di terrore per la donna che ha subito deciso di andare a casa, a pochi isolati dall’Emisfero, per prendere il doppione di chiavi, chiedendo ad una coppia di passanti di tenere d’occhio la figlia. Nel frattempo sono intervenuti il direttore del centro commerciale e una guardia giurata che hanno rotto una parte di vetro del finestrino, facendo uscire la bambina. Tornata la madre, ha potuto riabbracciare la sua bambina, lasciandosi andare in un pianto nervoso e liberatorio. Ora a parlare è il gestore del bar, vuole dire la sua a chi ha giudicato senza essere presente: “Quello che è accaduto a quella mamma poteva accadere a chiunque. Mi ha fatto impressione vedere quel capannello di gente attorno alla macchina, tutti a bisbigliare, nessuno a dare una parola di conforto alla signora”.

Madre di famiglia che lui e la moglie conoscono bene, abita vicino a loro e assicura essere una donna amorevole con i propri due figli che si è ritrovata attorno a sé, nel giro di pochi minuti, una massa di curiosi che non hanno portato positività, anzi hanno complicato una situazione che comunque in ogni caso la signora stava risolvendo a modo proprio. Una scena disumana che ha portato l’imprenditore a decidere di prendere le difese della signora: “Ho letto un paio di commenti scandalosi e fuori luogo. Rimango sempre di più allibito di quanto sui social sia facile commentare e dare spazio al proprio pensiero senza conoscere i fatti, senza mostrare un briciolo di empatia, sputando sentenze in modo gratuito e per nulla costruttivo. Sicuramente come popolo veneto non ci facciamo una bella figura, creiamo una cattiva immagine dei vicentini”. Questo perché la mamma, di origini thailandesi, ha confessato di essersi sentita accerchiata e additata, e di aver rimpianto casa sua, dove forse si sarebbero mostrati più comprensivi. “La bambina stava bene ma era spaventata dai tanti occhi puntati addosso. Ricordo che con tutta la tensione che la mamma aveva, sentiva il bisogno di piangere ma ha trattenuto le lacrime per farsi vedere forte dalla figlia. In quel momento la bambina ha teso le braccia verso la mamma, e nel momento in cui finalmente sono tornate insieme, è scoppia in lacrime senza mostrarlo alla bimba. Mi si è stretto il cuore. Poteva capitare a chiunque”. Erano passati pochi minuti, era tutto sotto controllo, non faceva poi così tanto caldo alle 10 e mezza, afferma Volpato. In pochi minuti si sarebbe potuto risolvere tutto senza troppo polverone, invece il centro commerciale all’improvviso si è svuotato, tutti a vedere cosa fosse successo, per commentare e giudicare senza dare un po’ di sostegno emotivo e pratico. In un attimo, un’occasione per poter essere una vera comunità unita, si è trasformata in uno spettacolo a cielo aperto, dove la ‘mamma snaturata’ non è stata all’altezza del suo compito, del suo ruolo. Mamme che fanno tanto tutti i giorni, mamme che si fanno in quattro per il benessere dei propri figli e che sì, a volte può capitare che si distraggano, che facciano scelte poco lucide come dare delle chiavi per intrattenere la bambina. Ma davanti alla sua angoscia, alla sua preoccupazione e necessità di non agitare ulteriormente la figlia, forse si poteva essere un po’ più umani.

Laura San Brunone