Thiene. La preghiera musulmana in Villa Fabris scatena le reazioni politiche anche da Schio
Giornalisti Altovicentinonline
La foto che ieri circolava su tutti i telefonini e che è diventata virale sui social è arrivata persino a Roma e ha fatto intervenire l’onorevole di casa nostra Erik Umberto Pretto. Lo scatto in questione mostra un gruppo di musulmani in preghiera nel parco di Villa Fabris a Thiene. Ciò che ha catturato l’attenzione è il divisorio improvvisato che separa uomini e donne durante la preghiera, suscitando un’ondata di reazioni politiche e sociali. La scena ha immediatamente acceso i riflettori sull’incontro religioso, scatenando una serie di polemiche e discussioni sulla convivenza e i diritti civili.
Da Schio il tuono del consigliere Alex Cioni in un post
Il consigliere di Fratelli D’Italia Alex Cioni di Schio ha espresso la sua opinione sui social, scrivendo: “Thiene, Villa Fabris. Momento di preghiera della comunità musulmana. Da notare il divisorio creato tra gli uomini e le donne. Non sono islamofobo, però rimango dell’idea che l’unica integrazione possibile sia l’assimilazione dei foresti con il nostro modo di vivere e nel rispetto delle nostre leggi. Belle o brutte che siano. Non il contrario. Chissà come mai per questi casi le femministe e il circo sinistrato stanno in silenzio.” Sotto al suo post sono comparsi diversi commenti che appoggiano la sua idea ma anche di chi cerca di mettere un po’ di ordine, come quello dell’ex vice sindaco di Thiene Maria Gabriella Strinati, che ha risposto a Cioni: “Non penso che la parola ‘integrazione’ sia corretta. Non esiste integrazione. Spererei in ‘convivenza’. Con rispetto delle regole.” Cioni ha poi replicato: “Sono d’accordo, difatti mi riferisco all’assimilazione. La ‘convivenza’ è forse la via più realistica e facile da perseguire ma è una resa a forme di cultura e stili di vita che rischiano di alimentare zone franche e conflitti culturali. Come già accade in quei Paesi europei che prima di noi hanno conosciuto il fenomeno dell’immigrazione. L’assimilazione, che non è una strada semplice da seguire senza uno Stato che indirizzi in questa direzione, si pone l’obiettivo di spingere all’acquisizione di una nuova cultura di base sostituendola a quella d’origine. E’ chiaro che se accettiamo di derogare alle nostre leggi e al nostro modello culturale, in nome del rispetto delle altre culture e religioni, temo che anche la strada della ‘convivenza civile’ non sia così in discesa.”
Altri commenti sotto al post di Cioni esprimono preoccupazione e indignazione. Alcuni affermano che è assurdo come una religione possa trattare le donne in modo tanto discriminatorio, mentre altri criticano il sindaco Michelusi per il suo atteggiamento permissivo verso queste pratiche. C’è chi sostiene che le leggi italiane debbano essere rispettate prima di tutto e che tali manifestazioni di segregazione sessuale non dovrebbero trovare spazio nei luoghi pubblici italiani. Altri ancora si chiedono cosa pensino di questa vicenda le femministe, facendo anche riferimento alla recente manifestazione di Gay Pride dove hanno presenziato la segretaria del Pd Elly Schlein e il dem Alessandro Zan, riportando nello specifico il momento in cui entrambi ballavano sulle note di una canzone della cantante Annalisa. Come per dire “Sono impegnati altrove”.
La reazione dell’opposizione di Thiene
Quella foto ha scatenato tantissime reazioni anche tra i consiglieri dell’opposizione di Thiene, tra cui Andrea Busin, Barbara Cunico, Mirko Chiariello e Manuel Benetti. I consiglieri hanno firmato un’interrogazione congiunta al Sindaco e alla Giunta Comunale chiedendo chiarimenti sull’accaduto.
Barbara Cunico ha espresso la sua incredulità, dichiarando: “È difficile da capire come Sindaco e Assessora possano partecipare a un evento contro la violenza sulle donne nel pomeriggio di domenica 16 giugno 2024, dopo avere autorizzato una manifestazione al mattino dello stesso giorno dove le donne vengono segregate dagli uomini in un recinto improvvisato. Questa incoerenza mina qualsiasi credibilità nella lotta per i diritti delle donne che questa amministrazione esibisce con palloncini e scarpe rosse durante le ricorrenze.”
Andrea Busin ha spiegato la posizione dell’opposizione, affermando: “Sono tra i promotori di questa interrogazione riguardante l’evento svoltosi nel parco di Villa Fabris, poiché ritengo che il messaggio colto da chi ha assistito possa essere frainteso o peggio non capito. Mi chiedo cosa pensa l’amministrazione e se non crede che la cultura patriarcale e sessista vada combattuta e non patrocinata. Qualsiasi amministrazione pubblica dovrebbe considerare la cultura patriarcale e sessista come problematica e combatterla attivamente. La cultura dovrebbe essere inclusiva, promuovendo l’uguaglianza di genere e contrastando gli stereotipi dannosi. Questo approccio aiuterà a creare una società più equa e giusta. Noi non ne facciamo una questione religiosa ma una presa di posizione per il rispetto alle donne. Non possiamo fare battaglie con scarpette o panchine rosse in giro per le piazze e poi permettere una pubblica discriminazione delle donne in centro Thiene. Noi pretendiamo rispetto delle donne sempre, non solo quando fa comodo per ideologie contro il patriarcato. Vorrei chiedere al Sindaco se sapeva e perché hanno recintato con un telo scuro le donne per separarle dagli uomini. Vorrei anche sapere se lui avalla questa usanza e se gli va bene sia fatta a Thiene. Questo deve rispondere, non darci dei razzisti e fomentatori.”
Manuel Benetti ha sollevato dubbi sulla conoscenza dell’amministrazione riguardo alle modalità e ai rituali dell’evento. Ha dichiarato: “Non metto in dubbio che siano state rispettate tutte le norme di sicurezza per l’organizzazione e lo svolgimento dell’evento. Quello che non capisco, e quindi chiedo, è se l’amministrazione era a conoscenza delle modalità e dei rituali. Essendo l’area visibile a un vasto numero di cittadini thienesi, è perplesso che nessuno si sia posto il problema di quale potesse essere l’impressione colta da un qualsiasi spettatore involontario. Mi spiego, vedere le donne separate dal gruppo di uomini e impossibilitate da una struttura installata nel parco a partecipare alle attività in corso è un indice di razzismo, nella fattispecie di genere.”
Nell’interrogazione, i consiglieri chiedono al Sindaco di confermare la veridicità della vicenda e di chiarire se l’amministrazione abbia autorizzato l’iniziativa. Inoltre, chiedono quale sia l’opinione dell’amministrazione sulla vicenda e se ritengano che l’utilizzo dei luoghi pubblici debba essere riservato a chi ha effettuato percorsi di completa integrazione nella comunità, accettando i valori, principi e diritti della società, soprattutto il rispetto della donna.