Il cartello che avvisava i cittadini di Thiene che quell’area era protetta dalle telecamere collegate alle forze dell’ordine sarebbe stato ingannevole. È giallo su alcune telecamere comunali a Thiene: alcune sarebbero ‘irregolari’. Comprate e fatte installare dal Comune e mai collegate alle centrali operative della Polizia Locale NeVi e dei Carabinieri di Thiene, con le riprese che scivolerebbero in una rete parallela a quella ufficiale. Dispostivi che ogni giorno, minuto per minuto, sorveglierebbero alcune scuole e piastre sportive. “Se non sono le forze dell’ordine, chi guarda i nostri figli?” chiede la consigliera comunale Giulia Scanavin che ha scoperchiato un vaso di Pandora delicatissimo su alcuni impianti che inquadrano minorenni.
L’aggressione a dei 14enni e le immagini fantasma. Nel maggio scorso al Comando della Polizia Locale di Thiene bussano dei genitori per denunciare delle aggressioni subite dai loro figli quattordicenni alla piastra Miotto. Momenti che sarebbero stati immortalati dagli occhi elettronici che sorvegliano l’impianto sportivo di via Trentino. Visto il cartello affisso, che indica la polizia locale quale responsabile della registrazione, questi genitori si rivolgono alla Polizia Locale con la richiesta di recuperare i fotogrammi per identificare gli aggressori dei loro figli. Immagini che non verranno mai trovate perché nel cervello elettronico di via Rasa non sono mai arrivate. Frames fantasma di cui la Polizia Locale ha bisogno e chiede al Comune di Thiene per procedere con le indagini. Ma dovrà farne a meno perché dagli uffici comunali spiegano che in quei giorni la videosorveglianza di piastra Miotto era fuori uso. Una risposta che fa scattare una segnalazione di Scarpellini al sindaco di Thiene, ai capigruppo del consiglio comunale, al segretario generale, a Pasubio Tecnologia che gestisce il trattamento dei dati della videosorveglianza comunale ‘ufficiale e al Dpo. Una lettera che chiosa con l’esortazione a darsi da fare per capire quali e quante telecamere ci siano sul territorio thienese, installate senza coinvolgere la Polizia Locale, che ritraggono bambini e ragazzini.
Le lettere anonime. Una missiva che sembrerebbe cadere nel vuoto ma che, per mezzo di una mano anonima, finisce in due cassette della posta. Una è quella della nostra redazione che, lo scorso 28 agosto, si rivolge direttamente al Comune di Thiene per capire cosa stia accadendo in città. Per tutta risposta veniamo reindirizzati ad un link, aggiornato solo 24 ore prima, dove dovremmo consultare la mappa delle telecamere comunali e una relazione esplicativa in materia di telecamere. Link che inspiegabilmente non si apre più ad oggi. Bisogna cercarne un altro sul sito del Comune. Successivamente, interpellata dal nostro giornale per altre vicende, chiediamo alla consigliera comunale Scanavin cosa pensa dell’intera vicenda: non sa nulla, perché non avrebbe ricevuto la lettera di Scarpellini.
Scanavin: “una faccenda grave”. “Solamente nel mese di agosto per una mera coincidenza, e per mia espressa richiesta, ricevo l’e-mail che a maggio era indirizzata ai Capigruppo, ma anche da questi non ho mai ricevuto nessuna telefonata per discutere di una materia che ravviso essere molto delicata e problematica: la sicurezza a Thiene-spiega la consigliera comunale Giulia Scanavin- Come si fa passare oltre ad una gestione del sistema di videosorveglianza a Thiene ‘scollegata’ che vedrebbe alcuni impianti connessi al sistema di Pasubio Tecnologia, ente certificato per il trattamento dei dati, mentre altre videocamere installate in aree sensibili, quali impianti sportivi e scuole, non lo sarebbero ?”. Cerca anche un confronto con un collega capogroppo di altra compagine di minoranza, che le avrebbe risposto: “ma dai che va tutto bene, il Comune ha detto così”. Una sorta di liquidare il caso che non la ferma e comincia a far domande: “Prima al NeVi e poi al Comune, ho tutte le email qua-spiega indicando un corposo fascicolo-Mi arrivano risposte vaghe, lente e contrastanti fra gli Enti, ma alla fine scopro che parte delle telecamere viene sì gestita dal Nevi mentre altre telecamere definite ‘stand alone’, e anche le loro immagini, hanno una registrazione propria, che viene gestita da ‘altro soggetto’”. Le verrà anche detto che queste immagini vengono raccolte nell’ufficio ecologia del Comune di Thiene ma, scoprirà successivamente, che il registratore si trova fisicamente all’interno della telecamera. Per consultarlo bisogna andare fisicamente sul posto o tramite internet.
52mila euro di telecamere ‘stand alone’: “chi le guarda?”. “Ho voluto capire chi realmente le gestisse mentre riprendono soprattutto minorenni. Soprattutto sapere perché la privacy non venisse gestita da Pasubio Tecnologia e non fossero nella disponibilità delle forze dell’ordine-continua Scanavin-Impianti che, salvo errori, sono costati oltre 52mila euro”. Quesiti che gira al Dpo di Pasubio Tecnologia, “che è lo stesso del Nevi” precisa“e che, il 25 settembre scorso, mi conferma con imbarazzo le svariate anomalie che si trascinano da anni e segnalate in tempi recenti anche all’attuale amministrazione-continua Scanavin-Di conseguenza, avrebbe dovuto essere il Comune a predisporre il proprio Regolamento sulla videosorveglianza urbana, che invece non esiste e che deve essere approvato e deliberato dal Consiglio Comunale. Ma se questo manca, chi è il soggetto che attualmente ha in gestione questa parte di videosorveglianza comunale?”.
Telecamere staccate o finte. “Sempre dal confronto col Dpo, sarebbe emerso che alcune telecamere comunali potrebbero essere staccate o fittizie-conclude la consigliera comunale di opposizione Giulia Scanavin-Mi chiedo con quale tranquillità si possono lasciare bambini e ragazzini in aree comunali dove la sorveglianza sarebbe scoperta, ovvero dove non si sa che fine fanno queste immagini in mano ad un soggetto terzo che non sarebbe autorizzato a trattarle come il Garante della privacy impone. Come consigliere comunale sono indignata e molto preoccupata per la città di Thiene. È il momento di pretendere vera assunzione di responsabilità da chi doveva sapere e non ha fatto nulla. Mi rendo conto che le mie parole siano dure, ma non posso tacere, soprattutto sapendo che persone giovani e non, frequentano quelle aree che non sono al momento sorvegliate dalle forze dell’ordine. Se succedesse qualcosa a qualcuno di loro, mi sentirei responsabile per non aver messo alla luce quanto scoperto, e confermato dallo stesso DPO del Consorzio Nevi”.
Paola Viero