Non fai una lista, non ti organizzi, non ti metti in gioco e boicotti pure l’avversario che è riuscito a farlo. Quanto avvenuto a Zugliano sa di paradossale per chi , utilizzando il metro della razionalità non riesce a dare un perchè a quanto accaduto a Sandro Maculan, che ha raggiunto il quorum, è stato confermato sindaco di Zugliano, ma ha vissuto un attacco basso, sul quale è polemica nel comune dell’Alto Vicentino. In paese, in sostanza, era stata organizzata una campagna contro il sindaco uscente perchè non lo si votasse, si presentasse all’urna una scheda bianca e si desse la preferenza solo per le elezioni Europee.
‘Cattivo gusto, ha commentato ai giornali Sandro Maculan, bastava che si candidassero anche loro’.
Sull’argomento abbiamo intervistato stamattina Alberto Leoni, psicologo e osservatore delle dinamiche sociali.
Dottor Leoni, cosa pensa di questo boicottaggio architettato ai danni di Maculan e che ha rischiato di vedere commissariato il comune di Zugliano?
Accade che c’è chi non riesce ad organizzarsi mettendo in piedi una lista per conflitti interni e non riconosce l’impegno di chi invece, è riuscito a farlo.
Ma non le sembra paradossale tutto questo? Perchè architettare addirittura un boicottaggio, quando avevi le armi per contrastare chi non ti piace, colui di chi contesti le idee e non vuoi al governo del tuo comune?
Non è paradossale, lo è se lei incentra questo discorso sul piano della razionalità. Qui il tutto va visto anche in chiave politica, dove la frustrazione di chi per beghe interne non è riuscito a creare l’alternativa, ricorre ad altri mezzi per contrastare chi arriva persino a denigrare e squalificare. Della serie: ‘Non sono riuscito a creare una lista per batterti, ricorro ad altro’.
Cosa emerge da questa vicenda di Zugliano?
Emergono tre cose essenziali. La prima consiste nel disimpegno di una comunità che non è riuscita a fare una lista concorrente e che quindi, non era ben organizzata. Secondo, emerge una non riconoscenza di quanto fatto dall’altro e che tu non sei riuscito a fare. Scatta la squalifica e la denigrazione. Terzo, subentra un’invidia che si traduce in un gesto di aggressività come quello del boicottaggio.
Per non parlare del sentimento di disaffezione nei confronti della politica in genere. Ci sono cittadini da sempre impegnati civicamente, che stanno come tirando i remi in barca. ‘Chi me lo fa fare’, dice qualcuno che preferisce chiudersi nel proprio nucleo familiare. Sta accadendo proprio questo, che in molti non se la sentono più di prendersi delle responsabilità, che possono metterli a rischio. Si sa, la vita del sindaco non è facile. I primi cittadini sono sempre più esposti e a rischio. Sono i primi bersagli della gente , che non comprende le loro difficoltà. Tutto questo genera una chiusura molto preoccupante che dovrebbe essere spunto di riflessione.
N.B.