Un anno e due mesi per il capo branco, considerato a 17 anni, un vero leader, capace di minacciare con il solo sguardo e di massacrarti se osavi sfidarlo. La giustizia è lenta, ma arriva e nessuno può dimenticare i disordini di quella gang che tra Schio e Marano seminava il terrore e gestiva lo spaccio di stupefacenti. Ma quanto è ancora impresso nella mente è il volto di Alberto Ferretto, pestato senza pietà davanti alla discoteca La Corte degli Aranci, dove per poco non veniva ammazzato. Subito dopo uno dei fatti di cronaca più violenti che il territorio abbia registrato negli ultimi anni, il giovane postò il suo volto sui social. Un calcio in bocca gli costò la rottura di 4 denti e segni fisici, soprattutto psicologici, permanenti. Ma ebbe la forza di sorridere in quello scatto perchè era vivo, dopo aver rischiato grosso, dopo aver visto la morte in faccia. Sdentato ma sorridente, Ferretto volle fare vedere a tutti come lo avessero ridotto quei delinquenti, ai quali non aveva fatto niente.

Il pestaggio

Era la notte dell’1 novembre, quando uscendo dal locale per prendere una boccata d’aria, si ritrovò accerchiato da un branco che lo picchiò senza motivo. Il capo del gruppo, che cercava di attaccare briga perchè non era riuscito ad entrare per la festa di Halloween era C.S., allora minorenne. Fu lui a colpire quella notte d’inferno, il giovane maranese che ebbe solo la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Perchè la banda prendeva di mira chiunque capitasse sotto tiro, chiunque arrivasse davanti agli occhi di quei ragazzi alterati anche da alcol e droga. Ferretto fu circondato: calci, pugni, schiaffi. Si accasciò. Quasi stordito cercò di alzarsi quando C.S. gli diede quel calcio in bocca che gli fece saltare i denti. Quando arrivò al pronto soccorso era dolorante ed il volto coperto dal sangue.

Le indagini

Scattarono subito le indagini e la famiglia Ferretto si affidò al comandante della Polizia Locale Giovanni Scarpellini, il quale da mesi ‘dava la caccia’ alla gang che quasi ogni sera ne combinava più di una nell’Alto Vicentino. La banda era infatti dedita anche allo smercio di stupefacenti e andava a spacciare davanti alle scuole. Nel corso delle indagini, che si avvalsero della testimonianza dello stesso Alberto Ferretto, che fu preciso e dettagliato nel drammatico racconto del pestaggio, e dei fotogrammi delle telecamere esterne alla Corte degli Aranci gli agenti identificarono i quattro aggressori. A metà novembre l’arresto del 19enne  Karim El Moutaoukil, poi dell’allora diciassettenne C.S., che finì in un centro d’accoglienza per minorenni. Scattarono anche due denunce e finalmente nell’Alto Vicentino ritornò un po’  di pace. Ma ci volle del tempo e tanto lavoro investigativo.

Gli agenti dei due Consorzi lavorarono incessantemente per mettere fine ai continui disordini che la gang provocava. Ad ogni ora del giorno e della notte. Il sindaco Valter Orsi chiese a Scarpellini di mettere il numero massimo di uomini sulle strade perchè quei giorni erano davvero drammatici e la gang pur di fare soldi, estorceva e rapinava.

A Schio nacque anche una querelle politica, che approdò in Consiglio Comunale.

Gang di giovanissimi, con il calibro criminale di delinquenti adulti

Piazza Falcone Borsellino il quartier generale del gruppo, che commetteva estorsioni e organizzava spedizioni punitive. Della gang facevano parte stranieri e italiani, che nel corso delle indagini durate mesi sono stati denunciati e condannati anche per spedizioni punitive nei confronti di chi aveva osato ‘fare l’infame’ collaborando con i poliziotti. L’unico che mancava all’appello era C.S. per il quale è arrivata la condanna. Oltre al pestaggio di Ferretto, gli viene contestata anche un’altra grave aggressione avvenuta a Schio per un regolamento di conti.

Natalia Bandiera

 

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