AGI – Vicino all’Artplast a Robbio, piccolo centro del Pavese tra le risaie, c’è una casa famiglia con un parchetto dove la maggior parte dei ragazzi richiedenti asilo trascorreva il tempo senza fare nulla. Dino Baraggioli, fondatore e titolare dell’azienda con una novantina di dipendenti che produce materiale plastico per la grande distribuzione, ne ha messi sotto contratto quattordici da un mese a questa parte. Sono pakistani, indiani, cinesi. “Avevo grosse difficoltà a coprire i turni, in particolare quelli di notte e i festivi, chi mi portava il curriculum mi avvertiva che al venerdì sera, per esempio, non aveva voglia di lavorare – racconta all’AGI -. I ragazzi italiani spesso non hanno voglia di fare sacrifici. Quando si sono presentati i primi due di questi giovani richiedenti asilo per proporsi mi sono detto ‘Perché no?’. C’era il problema della lingua e allora ho chiamato una docente di inglese per organizzare dei corsi di italiano. La voce poi si è sparsa anche in altre case famiglia della zona e sono arrivati uno dopo l’altro, tutti tra i 20 e i 30 anni, e con una grande voglia di darsi da fare”.
Tutto, sottolinea Baraggioli riferendosi ai casi di caporalato di cui spesso sono vittime i migranti, “come si fa in un’azienda seria”, nel rispetto del ‘contratto nazionale gomma e plastica’ e con la possibilità di avere buone busta paga grazie proprio ai festivi e ai notturni pagati di più. Lo stipendio si aggira sui 1500 euro. “I contratti per ora sono di sei mesi, come per tutti i nostri operai all’inizio, ma li aspetta un tempo indeterminato se continueranno così”. I ragazzi gli stanno dimostrarlo di meritarselo. “Sono pieni di entusiasmo, per loro è anche una rivincita nei confronti di chi li vedeva al parchetto pensando che fossero dei fannulloni. Sono felici e io, vedendoli felici ed entusiasti nell’imparare, anche”. A seguire da vicino i nuovi arrivati è il figlio Alessandro al quale, qualche giorno fa, i migranti si sono avvicinati tutti insieme per ringraziarlo dell’opportunità.
“Qualcuno di loro – aggiunge Davide, l’altro figlio – è arrivato dai paesi vicini con la bicicletta da rider per portare il cv e ancora in azienda indossa la maglia di Just Eat”. Dino Baraggioli ha fondato l’Artplast, che da un capannone ora ha tre stabilimenti, nel 1981, affiancato dalla moglie Anna Naldi, e sa cosa significhi partire da zero e cucire sogni col sudore. Immagina il futuro: “Spero che, come altri lavoratori stranieri arrivati prima di loro, i ragazzi richiedenti asilo possano comprarsi una casa e avere una famiglia qui. I robbiesi sono contenti di vederli integrati e anche io che nel mio paese non ci siano giovani senza una possibilità di dimostrare quello che valgono”.