Una storia che si svolge a Tablada De Lurin, nella periferia di Lima, in un piccolo quartiere che i più coraggiosi definirebbero “problematico”. La delinquenza e le difficoltà sociali, unite ad una povertà sentita, non fermano le protagoniste di questo racconto dal mettere radici in una terra così ostile. Le due sembrano quasi sorelle: occhi dolci e accoglienti, che si aprono ad una profondità percepibile. Occhi che devono raccontare. Con oltre 50 anni di esperienza nella solidarietà, Daniela e Maruja aprono le porte di quella che è diventata a tutti gli effetti la loro casa-famiglia. Una vita dedicata all’accoglienza, all’aiuto, alla comprensione; e più di 120 bambine raccolte da una realtà sociale invivibile e da violenze quotidiane.
Dopo la laurea come educatrice, lei e Daniela decidono di ritornare a Tablada e nel 1982 di comprare un terreno. In quello che descrivono come un deposito di immondizie, costruiscono la loro prima casa di accoglienza. Il Perù affronta in questo periodo quello che chiamano Sendero Luminoso, un’organizzazione guerrigliera di stampo socialista, che tramite un governo della paura e della violenza, terrorizza il popolo peruviano. Essendo Maruja ben partecipe alla politica di sinistra dell’epoca, decidono di chiudere la scuola precedentemente da lei fondata per proteggersi all’interno della casa-famiglia.
“Seppellivamo i libri in giardino, per non creare sospetto nei militari che venivano a perquisire le abitazioni in cerca di terroristi”, ma nonostante questo Maruca non ha mai smesso di essere attiva politicamente e di sostenere l’amica in un progetto fondato sull’amore verso il prossimo e l’aiuto reciproco e incondizionato. Daniela racconta di non aver mai avuto il desiderio di tornare in Italia, ma di sentirsi ancora in parte straniera in un popolo che è stato costretto alla paura e alla diffidenza verso il diverso. Nonostante ciò, “le persone imparano a conoscerti e ad apprezzarti, se gliene dai modo, e l’affetto che dimostrano arriva come una protezione”.
“Sono orgoglioso di mia sorella – racconta Francesco Pronio, fratello di Daniela -. Ha dedicato la sua vita al prossimo, lei e Maruja sono due esempi di esistenze messe a disposizione di chi soffre il disagio. Se pensa che come primo insediamento si sono costruite una baracca. Successivamente hanno cominciato a costruire una casa in mattoni che costituisce il nucleo base dell’attuale abitazione sede dell’Associazione Ceprof che accoglie le bambine e i bambini di Tablada. Tantissimi thienesi sono andati a trovare mia sorella in Perù e sono stati ospitati nel Ceprof”.
Cecilia Tonello