Una storia che si svolge a Tablada De Lurin, nella periferia di Lima, in un piccolo quartiere che i più coraggiosi definirebbero “problematico”. La delinquenza e le difficoltà sociali, unite ad una povertà sentita, non fermano le protagoniste di questo racconto dal mettere radici in una terra così ostile. Le due sembrano quasi sorelle: occhi dolci e accoglienti, che si aprono ad una profondità percepibile. Occhi che devono raccontare. Con oltre 50 anni di esperienza nella solidarietà, Daniela e Maruja aprono le porte di quella che è diventata a tutti gli effetti la loro casa-famiglia. Una vita dedicata all’accoglienza, all’aiuto, alla comprensione; e più di 120 bambine raccolte da una realtà sociale invivibile e da violenze quotidiane.

Daniela Pronio nasce a Thiene  e lavora dieci anni in una fabbrica locale. Nel 1976 arriva in Perù come missionaria cristiana e si ritrova in un paese ferito dal governo militare: “mancava tutto, tranne i figli. Quelli erano fin troppi”, spiega con il sorriso sempre sul volto Daniela. Inizia il suo viaggio con il tentativo di avvicinare le donne del luogo, sfruttate e abusate dai mariti, creando un gruppo per la tessitura di tappeti di lana. Da qui, arrivano poi a vendere i loro prodotti nella città vicina di Miraflores, con lei alla guida di un vecchio Volkswagen. L’obiettivo era quello di far comprendere alle “già mamme” di avere degli strumenti, come la pillola anticoncezionale, per poter evitare le continue e pericolose gravidanze. Quando conosce quella che diventerà una compagna di vita, Maruja, la ragazza ha soli 17 anni e fa la catechista nella chiesa di San Francesco di Lima.

Dopo la laurea come educatrice, lei e Daniela decidono di ritornare a Tablada e nel 1982 di comprare un terreno. In quello che descrivono come un deposito di immondizie, costruiscono la loro prima casa di accoglienza. Il Perù affronta in questo periodo quello che chiamano Sendero Luminoso, un’organizzazione guerrigliera di stampo socialista, che tramite un governo della paura e della violenza, terrorizza il popolo peruviano. Essendo Maruja ben partecipe alla politica di sinistra dell’epoca, decidono di chiudere la scuola precedentemente da lei fondata per proteggersi all’interno della casa-famiglia.

“Seppellivamo i libri in giardino, per non creare sospetto nei militari che venivano a perquisire le abitazioni in cerca di terroristi”, ma nonostante questo Maruca non ha mai smesso di essere attiva politicamente e di sostenere l’amica in un progetto fondato sull’amore verso il prossimo e l’aiuto reciproco e incondizionato. Daniela racconta di non aver mai avuto il desiderio di tornare in Italia, ma di sentirsi ancora in parte straniera in un popolo che è stato costretto alla paura e alla diffidenza verso il diverso. Nonostante ciò, “le persone imparano a conoscerti e ad apprezzarti, se gliene dai modo, e l’affetto che dimostrano arriva come una protezione”.

Due donne di carattere, di intelligenza, ma soprattutto di cuore, che hanno dedicato la propria esistenza agli altri. Due donne che hanno vissuto la paura, la violenza, ma emano la stessa luce di tutte quelle bambine che hanno accolto e salvato da un destino già scritto. Perché la forza dell’amore è, e deve, essere più forte di qualsiasi arma.

“Sono orgoglioso di mia sorella – racconta Francesco Pronio, fratello di Daniela -. Ha dedicato la sua vita al prossimo, lei e Maruja sono due esempi di esistenze messe a disposizione di chi soffre il disagio. Se pensa che come primo insediamento si sono costruite una baracca. Successivamente hanno cominciato a costruire una casa in mattoni che costituisce il nucleo base dell’attuale abitazione sede dell’Associazione Ceprof che accoglie le bambine e i bambini di Tablada.  Tantissimi thienesi sono andati a trovare mia sorella in Perù  e sono stati ospitati nel Ceprof”.

Cecilia Tonello

 

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