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Bocciato perché “troppo intelligente”, la vicenda del 12enne vicentino che fa emergere l’inadeguatezza della nostra scuola

“Nostro figlio era demoralizzato, si sentiva impotente”, lo sfogo della madre. “Sapevamo che il rendimento non era all’altezza delle sue capacità, ma la bocciatura è stata ingiusta”.

Sembra una storia inverosimile, incredibile , ma soprattutto paradossale. Una storia che sta facendo il giro d’Italia e che sta mettendo in luce tutta l’inadeguatezza della nostra scuola, che dinanzi ad un cervello dotato più della norma reagisce discriminandolo.

La vicenda di Antonio, lo studente di 12 anni di Vicenza bocciato in seconda media nonostante un quoziente intellettivo superiore a 130, ha sollevato un importante dibattito sul trattamento degli studenti plusdotati nel sistema scolastico italiano. Antonio, appassionato di musica e con molti interessi, nonostante le sue capacità cognitive straordinarie, si è trovato in difficoltà a scuola, tanto da essere bocciato. La famiglia ha fatto ricorso al Tar del Veneto, sostenendo che la scuola non avesse predisposto un Piano Didattico Personalizzato (PDP), violando così le linee guida ministeriali relative agli studenti con alto potenziale​.

Il Tar ha accolto il ricorso, annullando la bocciatura e riconoscendo il diritto di Antonio a un percorso formativo personalizzato, creando un importante precedente legale. Infatti, pur essendo le normative sui bisogni educativi speciali relativamente ben definite, manca una legge specifica che regoli la gestione degli studenti plusdotati. Secondo le stime, circa il 6-8% della popolazione scolastica italiana potrebbe rientrare in questa categoria, ma molte scuole faticano ad adattare il percorso didattico alle esigenze di questi ragazzi​.

Questo caso mette in luce la necessità di maggiore formazione per gli insegnanti e di una normativa che assicuri supporto adeguato a questi studenti. Attualmente, le direttive ministeriali raccomandano il PDP per i plusdotati, ma spesso le scuole non applicano queste linee guida, lasciando molti studenti senza il supporto di cui hanno bisogno​. La vicenda di Antonio potrebbe spingere verso una riforma del sistema educativo italiano per garantire percorsi scolastici inclusivi e adatti alle esigenze di tutti, comprese quelle degli studenti con capacità cognitive elevate.

La scuola ha violato le direttive ministeriali”, spiega l’avvocato a La Stampa. “Gli studenti plusdotati hanno diritto a metodologie didattiche personalizzate e, in caso di necessità, al PDP”.