Tanto onore, tanta responsabilità: anche se non lo dichiara apertamente, è un po’ questo il motto di Filippo Zana.

Occhioni vivaci e sguardo sorridente, la giovane promessa del ciclismo, pondera ogni parola e da uomo del ‘fare’ non si sbilancia nè si fa prendere da facili – e comprensibili –  entusiasmi.

Eppure l’atleta in forza al team Bardiani Csf Faizanè di motivi per esultare ne avrebbe già più di qualcuno, specie dopo che domenica scorsa è salito sul gradino più alto della Corsa della Pace, prestigioso appuntamento valido per la Nation Cup disputato in Repubblica Ceca.

Una kermesse che ha visto il ciclista classe 1999 vestire i colori azzurri da capitano dell’Under 23, imponendosi con grande personalità nel difficile tappone con l’arrivo in salita di Dlouhé Stráne: un successo difeso con altrettanta grinta l’indomani nel quarto e ultimo appuntamento dove Zana si è laureato campione precedendo lo sloveno Hocevar di 1’10’’ e il belga Clynhens di 1’12’’.

Una competizione internazionale che ne ha ulteriormente risaltato doti e caratteristiche peraltro già sfoggiate durante l’ultimo Giro d’Italia dove il talento dell’ alto vicentino ha portato a casa un buon piazzamento finale al 73esimo posto e un brillantissimo settimo posto conquistato nella 18esima tappa Rovereto  – Stradella, la più lunga e senz’altro una delle più ostiche.

Filippo, siamo ormai al volgere della stagione: ci fai un primo bilancio di come è andata per te?

Sento senz’altro di essere maturato, l’esperienza aiuta e tutto questo mi serve per gestire meglio tutte le dinamiche di gara. Fisicamente mi sento bene, le gambe c’erano e quindi sono soddisfatto anche se la strada da fare è ancora tanta.

Neanche il tempo di goderti un meritato successo che già pensi a lavorare. Raccontami come si costruiscono i buoni risultati.

Beh, i buoni risultati arrivano solo dopo tanto sacrifico e a volte nemmeno basta. Personalmente quello che ho fatto di buono è frutto del lavoro di squadra sia con il mio team che ad esempio in Nazionale dove i compagni mi hanno molto supportato e solo così abbiamo portato a casa il risultato.

Lasciatelo dire: la tua umiltà è disarmante. Ti fa onore condividere con gli altri il successo e usare sempre il plurale benchè il nome del vincitore nel ciclismo è quello del primo in classifica, sbaglio?

La forza che ti dà un gruppo affiatato è fondamentale per raggiungere l’obbiettivo e io posso solo che ringraziare chi mi ha supportato. Poi per carità, se le mie gambe non mi seguono la corsa non la vinco [ride].

A proposito di forza…dove trova Filippo la sua forza per fare bene e per dare il suo meglio nella competizione? Fammi una classifica.

In primis la famiglia, sai che lì comunque vadano le cose ti puoi girare e trovi qualcuno che ti guarda le spalle e per te c’è sempre. Poi sicuramente il territorio, la mia vita è divisa tra Cogollo e Piovene, le mie montagne: qui io mi ricarico e sto bene specie dopo che magari sono tornato da un viaggio e mi erano mancati i miei paesaggi. E poi certo, credere anche in sè stessi.

Fare bene significa anche che poi le aspettative aumentano, come normale che sia visto il tuo ‘crescendo’. Cosa ti aspetti per la stagione prossima?

In verità l’unica cosa che mi aspetto sempre è quella di migliorarmi, sento la necessità di allenarmi e perfezionare ancora. Il lavoro non finisce mai e se vuoi vedere un risultato lo devi sudare con sacrificio e senso di responsabilità per te e per la tua squadra.

Filippo, svelami una curiosità. Quando sei a casa dove vai ad allenarti?

Abbiamo un territorio splendido da questo punto di vista e la scelta non manca: di solito vado verso Bassano e poi mi faccio le salite verso l’Altopiano. Oppure, nei momenti di minor traffico, salgo direttamente i tornanti del Costo o anche verso i Fiorentini. Sono le mie piste, casa mia. Le conosco a occhi chiusi eppure ogni volto assaporo chilometro dopo chilometro.

Marco Zorzi

 

 

 

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