Che Umberto D’Anna sia partito da lontano, nessuno lo può negare.
Non tanto perché la distanza fra la sua città natale, Vicenza, e la sua città di provenienza, Napoli, è tale da scoraggiare anche il tifoso più fervido.
Piuttosto perché il bambino indifeso, che, dopo quattro interventi riabilitativi, a 7 anni ha mosso i primi passi con l’aiuto delle stampelle, mai avrebbe immaginato di arrivare, quarantenne ed autore di due libri sulla disabilità, al ritiro della propria squadra del cuore, fra le belle montagne di Dimaro, in provincia di Trento .
Ma, si sa, nella vita a volte le strade traverse portano prima alla meta, ed infatti sono state proprio le tribolazioni della tetraparesi spastica che lo accompagna dalla nascita ed il progetto di lotta all’esclusione e all’ handicap ad aprirgli i cancelli del campo della sua squadra del cuore.
Così eccolo fra gli eroi che fin dalla sua infanzia hanno popolato la sua fantasia aiutandola ad evadere dalla quattro mura di una stanza d’ospedale. ..
Eccolo tra loro per sé , ma soprattutto per rilanciare la causa di tanti bambini che, come lui un tempo, si fanno strada con le braccia, rinforzate dalla massacrante fisioterapia, su un campo nel quale i loro arti non riescono a sorreggerli: il teatro implacabile della vita.
“Non avrei mai pensato – commenta l’autore – di trovare nel mondo dello sport tanta apertura verso le problematiche della disabilità.”
” Il calcio da sempre si nutre del coraggio di superare ogni barriera – ha detto il vicepresidente – e sono felice e che il Napoli sia conosciuto anche così, come una squadra pronta ad appoggiare chi, come i bambini affetti da tetraparesi spastica, combatte ogni giorno con indomabile caparbietà per la propria integrazione.”
Una squadra ed una società, quelle del Napoli Calcio, che da sempre si contraddistinguono, come la città di cui portano orgogliosamente il nome, per il loro grande cuore.
” Essere tifosi del Napoli – spiega Umberto D’Anna – non è come supportare un’altra squadra” , e ricorda tutti quei momenti in cui l’esultanza per la squadra del cuore gli ha veramente fatto dimenticare ogni dolore, fisico e mentale.
Ma è il disegno di solidarietà del ” cerchio di vita”, delineato nell’omonimo libro sulla disabilità del 2009 , il cavallo di battaglia della collaborazione con il Napoli Calcio, nata durante questa bellissima giornata di sole e di esercizi all’aria aperta.
” Con il mio “Cerchio di vita” voglio insegnare che l’integrazione non è questione di grandi gesti, ma di quotidianità. Però è necessaria un’inversione di tendenza: solo quando riusciremo a sentire le difficoltà dell’handicap come un problema di tutti, non come cosa altrui, sentiremo davvero la voglia di far nascere tanti piccoli gesti di inclusione che cambieranno la quotidianità della persona disabile. Se ci riusciremo davvero – conclude trionfante l’autore – allora scopriremo che questo non è solo il Bene per gli altri, ma soprattutto per chi lo compie”
I ragazzi del Napoli si sono lasciati conquistare, con il loro vicepresidente, dalla carica positiva di questo messaggio, con la baldanza propria della loro età di entusiasmo e di conquiste.
E hanno deciso di metterla sulla loro bandiera.
N.B. (foto Nelvio Adeffetti)