150.000 chilometri percorsi tutti di corsa. Inviti da tutto il pianeta, una montagna di medaglie e pettorali, un primato personale di poco più di 3 ore. Tutto questo è il risultato di ben 753 maratone e ultramaratone corse in 25 anni e concluse senza mai un ritiro. L’ultima, fresca fresca, la 753esima, disputata il 18 gennaio a Monteforte d’Alpone (VR), sempre a seguito del Team Italia Road Runners. Questi sono i calcoli che fanno i suoi numerosi fans che lo seguono durante ogni gara in ogni parte del mondo.
Perché lui, Antonio Grotto, thienese di 65 anni, di conti non ne fa. Ha iniziato a correre a 40 anni compiuti e da allora non ha più smesso. Nessun allenamento, né regimi dietetici particolari. Corre a basta. Un lavoro da imprenditore al quale dedica ancora tempo, tre nipoti, di 8 e 7 anni, e l’ultimo nato il 23 dicembre 2014. Primo in Italia e in Europa e 5° al mondo per maratone corse, pochi riescono a star dietro a questo atleta che del nonno non ha nemmeno vagamente l’aria.
Antonio, 753 maratone e ultramaratone sono tante. Ma se le ricorda proprio tutte?
‘Sarò onesto: la prima non me la ricordo proprio! Me ne ricordo tante altre. Quella di Firenze che ho corso 6 volte, quella di Tokio, molto suggestiva. Quella di Gerusalemme, forse la più bella. Ho fatto 17 volte la 100 km del Passatore Firenze-Faenza, 6 volte quella di Parigi. Ho un ricordo particolarissimo di quella di Timișoara, in Ungheria. Eravamo solo in 15 partecipanti, ma è stato un momento stupendo’.
E la maratona di New York? Quante volte?
‘Solo tre volte. È la più conosciuta ma anche la più commerciale. Anche se la ricordo con grande commozione nel 2001, con nello sfondo i resti delle torri gemelle che ancora fumavano. Non mi vergogno di dirle che ho corso con le lacrime agli occhi.’
Come è iniziata questa sua passione per la corsa?
‘Un giorno di tanti anni fa sono entrato in un negozio per comprarmi una giacca. Alla commessa ho chiesto la mia solita taglia ma, una volta indossata, mi sono accorto che mi stava stretta. La sera prima ero stato a cena con gli amici, quindi avevo anche esagerato. Quando ho messo la giacca e ho visto che non la chiudevo più… beh, mi sono detto: basta, devo cambiare abitudini. E così ho iniziato a fare sport. Ho fatto di tutto: tennis, arti marziali, ciclismo, barca. Poi ho iniziato a correre e da allora, lo ha capito anche lei, non ho più smesso’.
‘Non lo trovo nella maratona fine a sé stessa. Forse il fatto di viaggiare in così tanti posti così diversi tra loro è la vera motivazione che mi porta a correre. Ho attraversato tutti i paesaggi tra cui molti deserti, visto una miriade di gente e religioni diverse. Ho sempre voluto capire le speranze e i sogni dei popoli che visitavo, assaggiare cibi differenti dai nostri. Ogni volta ho azzerato la mia mente e rispettato il posto in cui andavo come ospite. È questa per me la vera bellezza del correre’.
Come si allena e mantiene in salute il suo fisico?
‘Può anche non credermi ma sono 35 anni che non prendo una pastiglia. Mangio qualsiasi cosa, non faccio uso di nessun integratore. Le barrette energetiche non so nemmeno cosa siano. Mangio più che altro frutta e verdura di stagione, mi limito sono nella pasta e nel pane. Quando sono in giro mangio quel che offre il territorio. Se ci sono vermi per cena, mangio vermi’.
Momenti di paura ne ha avuti durante le competizioni?
‘Certo, li ho passati anch’io. A volte abbiamo corso di notte, al buio, senza punti di riferimento. Ma se hai una formazione mentale adeguata riesci a trovare l’energia. Ho imparato a gestire i microsonni per poter riposare. Le gare che ho disputato le ho portate a termine tutte quante, non mi sono mai ritirato. Personalmente riuscirei a correre 50 chilometri senza un goccio d’acqua’.
Nessuna intenzione di smettere?
‘Ho inviti da tutto il mondo, mi chiamano ovunque. Fino ad ora ho vissuto una favola, un sogno. Ma il mio è uno spirito libero, e tutto quello che faccio deve avere un senso. Anche se ho corso in tutti i continenti e praticamente in tutti gli stati, ho ancora molte mete da raggiungere’.
Marta Boriero