Il trentino non ha mai digerito la Valdastico. Già dal 1995 esisteva in Vallagarina un comitato, omologo a quello vicentino, contro la Valdastico Nord. Tuttavia in trentino, il parere contrario dell’opinione pubblica è molto più diffuso e soprattutto è vigorosamente sostenuto dalle istituzioni comunali e provinciali.
Anche oggi, che il dibattito a causa della presentazione del progetto preliminare da parte della società Brescia Padova ai comuni interessati al progetto, si è nuovamente riacceso i no alla A31 sono arrivati tempestivi e largamente documentati.
Il 17 luglio scorso, il comune di Besenello, dove la A31 sbucherà dopo una trentina di chilometri in galleria per innestarsi sulla A22 del Brennero ha presentato le osservazioni negative per la Valutazione di Impatto ambientale (VIA) al progetto preliminare presentato qualche mese prima.
L’opinione pubblica trentina, stando a quanto è stato riportato dal portale Questotrentino.it è stata particolarmente scossa dalla denuncia contenuta nella relazione geologica del docente di Geologia dell’Università di Padova Zampieri, in cui si evidenzia chiaramente il pericolo costituito da un frana del volume di 20 milioni di m3 gravitante proprio in territorio vicentino in località Casotto del comune di Pedemonte. Ironia della sorte proprio in quel sito il progetto prederebbe la realizzazione di uno svincolo, un centro di manutenzione ed un autogrill.
Non sono mancate ovviamente altre osservazioni di carattere ambientale come l’aumento dell’inquinamento acustico ed atmosferico ed il pericolo di distruzione di alcune falde.
Chiunque volesse approfondire, il comune di Besenello ha pubblicato tutto nel suo sito che diventa una vera e propria miniera di documenti contro l’infrastruttura, dato che sono riportate anche le delibere di tutti gli altri comuni della Vallagarina interessati all’opera.Tutti, ovviamente negativi.
Dal punto di vista logistico l’asse nord sud rappresentato dall’A22 è sempre stato sviluppato con l’idea trentina ed europea dell’intermodalità. Con il contributo delle infrastrutture veronesi (quadrante europa) il flusso di merci in Valdadige, in armonia con altri paese alpini come Austria e Svizzera devono viaggiare su rotaia e trasferirsi su gomma solo per il trasporto del breve raggio. In questo modo per ora si è sempre riusciti ad evitare anche l’allargamento a tre corsie dell’A22 (anche se ormai comunque necessario).
Non si dimentichi inoltre, che Trento non ha trascurato il flusso delle merci verso il Sud o il vicentino anche potenziando con la doppia corsia e nuove gallerie ( l’ultima quella di Martignano inaugurata nel 2007) la Valsugana. Non così si può dire per la parte vicentina che vede nel semaforo di Carpanè nel comune di S. Nazario un vero e proprio collo di bottiglia.
Un’altra questione riguarda alcuni aspetti politici. L’autonomia trentina infatti prevede che per tracciati autostradali interprovinciali, come appunto l’A31, sia necessaria l’intesa. La Provincia di Trento ha sempre lamentato l’assoluta mancanza di questa intesa contestando anche il governo per aver inserito la Valdastico fra le opere strategiche della Legge Obiettivo.
Nell’estate scorsa tuttavia c’è stata la possibilità che la provincia di Trento fosse più possibilista nella realizzazione della Valdastico per far si che fosse rinnovata la concessione dell’Autobrennero, così come grazie alla Valdastico Nord sarebbe stato possibile rinnovare la concessione per Brescia Padova. Nell’agosto scorso l’ipotesi di scambio tramonta alla notizia del bando di gara per Autobrennero.
Allo stato attuale la Valdastico, a causa dell’intransigenza trentina pone sul tavolo notevoli problematiche ambientali, economiche, logistiche e non da ultimo politiche.
Alberto Brazzale