In un’intervista a Vanity Fair, la scrittrice Susanna Tamaro ha condiviso riflessioni profonde sul valore della scrittura a mano, sul futuro della parola e sulle sfide della società moderna. Tamaro, anche maestra elementare, ha commentato gli ultimi dati OCSE sulle competenze degli studenti italiani, esprimendo preoccupazione per l’evoluzione dell’educazione e della cultura.

“Essendo anche maestra elementare, è una mia battaglia: tornare a scrivere a mano”, ha dichiarato la scrittrice, sottolineando come questa pratica rappresenti una forma di connessione più profonda con il pensiero e la creatività. Tamaro ha raccontato di come, dopo aver iniziato a usare il computer negli anni Novanta, sia stato inizialmente entusiasta della tecnologia. Tuttavia, col tempo, ha avvertito un cambiamento: “Il computer ha cominciato a divorare i miei spazi: sostituiva le parole che non conosceva, metteva sottolineature in rosso. Bloccava il mio flusso creativo.” Circa sette anni fa, ha deciso di mettere da parte il computer, tornando a scrivere a mano. “Mi stanco di meno e la mano segue il flusso della parola, come quando si suona il pianoforte”, ha spiegato, riscoprendo così una forma di scrittura che le permette di esprimersi liberamente.

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, Tamaro ha sollevato preoccupazioni sul futuro della parola e sulla crescente influenza dell’intelligenza artificiale. “Sì, fra un po’ i libri saranno fatti dall’intelligenza artificiale, anzi forse già lo sono. Gli scrittori stanno diventando inutili, è la fine di un mondo”, ha affermato. Tuttavia, la scrittrice ha espresso speranza nei giovani, ritenendo che, nonostante l’abbondanza di intrattenimento e distrazioni, ci sarà sempre un bisogno di parole vere e autentiche. “Tra i giovani nascerà il bisogno di parole vere, attraverso le quali conoscere la realtà: allora sarà una rinascita”, ha dichiarato. Tamaro ha anche auspicato che le scuole tornino a concentrarsi sull’alfabetizzazione, considerata fondamentale per lo sviluppo delle future generazioni.

Nel corso dell’intervista, Tamaro ha ripercorso anche il suo passato di studentessa, affrontando tematiche personali legate alla sua esperienza con l’autismo. “Ho una sindrome autistica ma quando ero piccola non si aveva una grande conoscenza di queste cose. Ho iniziato terapie a base di farmaci a 6-7 anni”, ha rivelato, parlando delle difficoltà che ha dovuto affrontare, tra cui il bullismo. Con il tempo, la scrittrice ha intrapreso un percorso di auto-conquista, anche attraverso la pratica delle arti marziali. “Come il bambino del romanzo, ho preso coraggio”, ha spiegato, sottolineando come i più sensibili vengano spesso perseguitati dai più violenti, un fenomeno che Tamaro paragona al comportamento dei bulli nelle società primitive.

Infine, la scrittrice ha condiviso una riflessione sulla crescente influenza dei social media, che ha definito una “spazzatura” che alimenta un’immagine distorta della realtà. “Siamo nutriti di immagini dove il criminale è sempre il più forte che alla fine vince”, ha osservato, lamentando anche la mancanza di figure autoritarie capaci di dire basta. Tamaro ha richiamato l’attenzione sulla vulnerabilità dei giovani, i cui cervelli assorbono in maniera passiva e acritica ciò che viene loro proposto. “In altri Paesi si sta pensando di vietare l’uso dei social per i giovani”, ha aggiunto, evidenziando i pericoli derivanti dall’esposizione continua alla violenza sui social.

Un’intervista che offre uno spunto di riflessione sul presente e sul futuro della cultura, dell’educazione e del benessere psicologico, invitando a una maggiore attenzione verso le sfide che la nostra società deve affrontare     

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