Maggioranza divisa sul contrasto alle tossicodipendenze. Il centrodestra attacca il presidente del consiglio Mario Draghi e arriva a minacciare il ritiro della fiducia al governo. È la legalizzazione della cannabis lo ‘spettro’ che agita Forza Italia e Fratelli d’Italia, anche se per il momento la cosiddetta liberalizzazione delle droghe leggere è una ipotesi tutt’altro che concreta.
Questi i fatti. Il 15 marzo Draghi conferisce le deleghe in materia di droghe alla titolare delle politiche giovanili Fabiana Dadone. La ministra è nota per le sue posizioni a favore della legalizzazione della cannabis. Nella passata legislatura ha presentato come cofirmataria una proposta di legge per la regolamentazione e la coltivazione della cannabis a uso medico. A scatenare le critiche del centrodestra è stata però la decisione della ministra di convocare, compatibilmente con l’emergenza sanitaria, la Conferenza Nazionale sulle droghe. Dadone ha risposto in questi termini a una delle richieste presentate dall’associazione Luca Coscioni e dal Forum Droghe. Tanto è bastato per far scattare l’altolà di Giorgia Meloni e poi, in maggioranza, di Roberto Occhiuto e Maurizio Gasparri.
Fa eccezione nel centrodestra Gianfranco Rotondi che riconduce la materia alla sua essenza parlamentare. “La cannabis non è tema del patto di governo, nè di questo governo nè di alcun governo. Le questioni etiche sono tradizionalmente fuori dai patti di governo e attengono alla iniziativa parlamentare”, dice il deputato democratico cristiano.
Di fatto un’eventuale proposta per la legalizzazione della cannabis, ad esempio nella finalità di uso medico, potrebbe trovare i numeri nei due rami del Parlamento. A Palazzo Madama dove la situazione è più incerta il centrodestra non ha infatti la maggioranza. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, se pure fossero compatti, arriverebbero a 135 voti. Quindici in meno della maggioranza assoluta.
Agenzia Dire