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Spranga e premio ai bimbi per ‘uccidere’ il Duce: l’antifascismo di Macerata

Se l’intento degli antifascisti era quello di essere educativi, forse per primi dovrebbero andare a lezione di educazione. E se un partigiano di quelli veri, che ha lottato e conosciuto le sofferenze del periodo, fosse stato in piazza Cesare Battisti a Macerata ieri, probabilmente sarebbe stato il primo a dissociarsi.

La notizia è riportata dal Resto del Carlino, cronaca di Macerata.

La scena e l’immagine di quanto accaduto ieri, sono di quelle che fanno gelare il sangue. Di quelle che fatichi a digerire quando ti passano davanti immagini di guerra spietata, dove vedi bambini con in mano un fucile e ti vengono i crampi allo stomaco dalla rabbia. Davanti a queste cose non ci si chiede chi abbia ragione o torto, l’istinto ti porta a tutelare i bambini e se non puoi farlo, ti assale la rabbia.

A Macerata, bambini con una mazza, che colpiscono sotto lo sguardo divertito di alcuni adulti un fantoccio che rappresenta Benito Mussolini, appeso a testa in giù come è avvenuto in piazzale Loreto. Un fantoccio che per quei bambini è solo un essere umano, perché è davvero difficile immaginare che il piccolo possa andare oltre. Una volta rotto, il fantoccio rovescia a terra caramelle e dolciumi, come a dire che se fracassi uno di bastonate, alla fine ti meriti un premio.

L’occasione è stata la ‘Pignatta antifascista’, organizzata ieri a Macerata da Palestra Popolare e Collettivo Antifa.  Al fianco della riproduzione dell’esecuzione del Duce, un ring nel quale i presenti si potevano allenare, per prendere la carica, in kick boxing e boxe, con tanto di sottofondo musicale. Nella piazza, immagini della resistenza, con tanto di foto di donne partigiane. E in piazza, bambini con tanto di spranghe che venivano incitati a staccare la testa al manichino.

Riporta il Resto del Carlino: “Una volta che la testa si è rotta ed è rotolata a terra, è stata presa a calci dai più grandi. A quel punto, la sostituzione con una figura pelata, con una maglia nera e la croce celtica sul petto e un braccio alzato nel segno del saluto romano: forse un riferimento diretto a Luca Traini, oppure a un più generico neofascista”.

Anna Bianchini