Parcheggiare la propria auto di fronte al portone di un garage, oltre che maleducazione, costituisce un reato. Chi lo fa, può rischiare fino a 4 anni di reclusione.
Lo hanno stabilito gli ermellini, con la sentenza 1912 del 17 gennaio scorso: “impedire l’accesso o l’uscita dal posto auto, o dal garage, è violenza privata”.
Piazzare la propria auto, bloccando l’entrata o l’uscita ad altre auto, costringendo una persona a dovere soccombere è un reato, per il quale sono previsti sino a quattro anni di reclusione.
Una pessima abitudine, che si verifica fin troppo spesso, con persone che si trovano lo sbocco carraio ostruito, dovendo aspettare che il maleducato di turno si affretti a spostare l’auto, spesso ‘salutandole’ anche con fare sgarbato.
Cosa fare
Vittime dell’arroganza altrui che, per fare valere i propri diritti, si trovano a chiedere aiuto alla polizia locale, affinché le ‘liberi’. Questo quando la strada su cui si affaccia il portone del garage, o il cancello, è pubblica.
Se in un’area privata o condominiale, l’intervento dell’agente di polizia potrà essere usato come uno strumento a proprio vantaggio, nell’aula di tribunale: il verbale, in quanto atto pubblico, costituirà una prova scritta ai fini del procedimento penale, assieme alle foto scattate dal proprio cellulare, che potranno essere ritenute un supporto per la ricostruzione dei fatti.
La parte offesa, che si è trovata bloccata nel proprio garage, ovvero nell’impossibilità di potervi accedere dovrà presentare querela: necessario, quindi, recarsi dai carabinieri e denunciare il fatto, per avviare l’azione penale.
Costituisce reato anche ‘stringere’ una macchina, in fase di parcheggio, impedendo ad un’altra persona di potere aprire lo sportello della propria auto. A nulla servirebbe dire :”puoi salire dal lato passeggero”, perché costituirebbe una costrizione a fare un’azione non voluta, il che costituisce presupposto al reato di violenza privata.
A stabilirlo sempre la Cassazione, con propria sentenza 53978 del 30 novembre dello scorso anno, stabilendo che impedire l’apertura della macchina, portando una persona trovarsi rinchiusa nell’abitacolo, ovvero impossibilità a salirvi è un: “pesante condizionamento della libertà di autodeterminazione e del movimento della persona offesa”.
Sempre la Cassazione, nel 2005, stabilì la condanna di un automobilista, colpevole di avere parcheggiato la propria auto in doppia fila, in modo tale da bloccare l’uscita ad altre macchine.
Non si parla di reato
Occupare con la macchina due posti auto, lasciarla a cavallo delle linee, oppure con le ruote sopra al marciapiede, ma anche piazzare la macchina su posti privati, non costituisce reato se non impedisce il passaggio ad altre persone.
Per la Suprema Corte il reato di violenza privata scatta quando si è di fronte ad una perdita della liberà altrui morale o di autodeterminazione.
di Redazione AltovicentinOnline