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Silvia Romano è stata forte e ora è libera

“Sono stata forte, ho resistito”. Silvia Romano è stata liberata, e queste sono le prime parole che ha detto. L’annuncio lo ha dato il premier Conte, ma l’Italia tutta si stringe simbolicamente attorno alla famiglia della giovane cooperante milanese rapita il 20 novembre 2018 nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri dalla capitale Nairobi, mentre lavorava per la onlus marchigiana ‘Africa Milele’. Prelevata a forza da un gruppo di uomini armati di fucili e machete.

La polizia locale aveva ipotizzato una pista interna, che fosse stata rapita da criminali comuni a scopo di estorsione, per venderla oltre confine, in Somalia, ai jihadisti di Al Shabaab.

Sono stati 18 mesi di ansia e paura per la famiglia Romano; 537 giorni in cui si è temuto per la vita di Silvia. Una paura divenuta dolore infinito quando, 4 mesi dopo il rapimento, Libero Quotidiano dava notizia che il quotidiano locale di Nairobi The Star scriveva che la cooperante internazionale era stata uccisa in uno scontro a fuoco avvenuto tra il gruppo che l’aveva sequestrata e una cellula di Al Shabaab. Ma non ci fu mai certezza di quella morte. Oggi, finalmente, Silvia è stata liberata. Adesso è a Nairobi, il suo arrivo in Italia è atteso per domani alle 14.

Ma scopriamo chi è questa coraggiosa ragazza che ha resistito a 18 mesi di prigionia attraverso il dettagliato racconto che di lei ci regala l’agenzia Agi.

Silvia Romano è milanese e ha 25 anni anni. È andata in Africa per aiutare. Solo questo: dare una mano. Come volontaria dell’associazione Africa Milele Onlus, una piccola organizzazione. Silvia è stata rapita alle 20 di martedì 20 novembre nella contea di Kilifi, in Kenya ed è stata liberata il 9 maggio grazie al lavoro dell’intelligence italiana.

Silvia si è laureata pochi mesi prima del sequestro, nel febbraio 2018, in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani. Ma la sua passione è anche il fitness: aveva iniziato a lavorare nella palestra ‘Pro Patria 1883’ di Milano per poi passare alla ‘Zero Gravity’, dove uno dei responsabili la ricorda come una ragazza che “ama i bambini, la ginnastica” ed è “portata ad aiutare la gente”.

Da collaboratrice-istruttrice aveva tenuto anche un campus estivo per i bambini. L’ultima volta che Silvia era passata alla Zero Gravity era settembre: “Prima di ripartire per l’Africa è venuta a salutare, era contenta di tornare ad aiutare i ragazzini in Kenya”.

La giovane era alla sua seconda missione in Africa e ad agosto scriveva sul suo profilo Facebook: “Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona, allegando una foto con alcuni bimbi keniani. Come racconta il Corriere, era già stata nella contea di Kilifi, vicino a Malindi, sulla costa del Kenya ed era appena ripartita. Una zona in cui già in passato ci sono stati attacchi contro stranieri e per la quale era partita volontaria con la piccola onlus di Fano, nelle Marche, per dare assistenza ai piccoli orfani.

“I giovani trovano molte strade per seguire le loro passioni e i loro sogni”, scriveva sul suo profilo Facebook due anni fa. “Grazie a ciascuno di voi che mi è stato accanto, mi ha supportato e sopportato, dato forza, per questo obiettivo che mi rende cosi orgogliosa. E’ il primo di una lunga serie di sogni da realizzare”, postava ancora Silvia a febbraio.

Aveva lanciato una raccolta fondi per ampliare la struttura e accogliere un maggior numero di bambini che vivono attualmente nella discarica di Mombasa in condizioni estremamente pericolose per la loro salute: “in questo modo, Orphan’s Dream potrebbe dare loro un futuro degno di essere chiamato tale”.

Poi era tornata in Italia, ma era ripartita dopo poco tempo sempre per quella zona poco lontana da Malindi.

“Ha lottato e sta lottando per quello in cui crede e spero tanto che la sua lotta abbia solo incontrato un piccolo ostacolo” aveva detto all’Agi Federica Stizza la tutor di Silvia Romano all’Università Ciels di Milano. Racconta del grande sogno della sua studentessa: un mondo in cui la cooperazione internazionale e l’aiuto fra gli uomini sia possibile.

Possiamo dire che Silvia ha lottato per quello in cui crede e ha superato un ‘grande’ ostacolo. Bentornata tra noi, Silvia. L’Italia ti vuole bene ed è orgogliosa di te. Della tua forza.

P.V.