Cosa butto nel cestino? Dal 1° giugno 2015 sono operative le nuove regole per la classificazione dei rifiuti che stanno creando non pochi problemi alle imprese. Sostanzialmente, per effetto dei regolamenti comunitari, sono state apportate alcune modifiche all’elenco dei Codici dei rifiuti e delle classi di pericolosità degli stessi. Le imprese perciò devono verificare se i propri rifiuti necessitano di una nuova classificazione, quindi aggiornare le classi di pericolosità.
“In pratica il rifiuto è sempre lo stesso ma, per il fatto che per legge sono cambiate tali classi di pericolosità, le imprese devono sostenere nuovi costi per individuare quella corretta per il rifiuto prodotto – spiega Gianluca Cavion, delegato alle Politiche energetiche, Ambiente, Sicurezza di Confartigianato Vicenza- . É incredibile, con poche modifiche della normativa comunitaria si è messo in moto un meccanismo che porterà a una spesa enorme per le imprese. Peraltro siamo convinti che in termini di effettivo corretto smaltimento o recupero dei rifiuti non cambierà nulla rispetto alla situazione precedente al 1° giugno 2015”. In effetti: ipotizzando che le imprese artigiane di Vicenza, soggette all’effettuazione di queste analisi, siano 10.000 (su 25.000), e per ognuna di esse debbano essere effettuate analisi chimiche anche solo per tre rifiuti (per una media di 200 euro a singola analisi), si arriva a un costo complessivo di circa 6.000.000 di euro.
“Si tratta di una cifra enorme che viene sottratta alle imprese. Tutto questo ci lascia a dir poco perplessi – continua Cavion-. Inoltre, nessun ente si assume la responsabilità di dare indicazioni su quali sono le classi di pericolosità dei singoli rifiuti (neppure i consorzi obbligatori nazionali di recupero – come ad
esempio quelli per l’olio minerale e le batterie) quindi alle le imprese non rimane che effettuare in proprio le analisi chimiche. Perciò avremo 1.500 falegnami che faranno fare l’analisi chimica a 1.500 barattoli vuoti di vernice; 500 carrozzieri che faranno 500 analisi chimiche dei loro barattoli vuoti di vernice, dei filtri usati della cabina; 2.000 aziende della metalmeccanica che faranno 2000 analisi chimiche per l’olio minerale, e così via”. “A questo – prosegue Cavion – si aggiungerà il fatto che, al momento dello smaltimento di questi rifiuti, verrà chiesto alle imprese di aggiornare le analisi chimiche, in quanto vengono “tenute buone” per un anno o due. Siamo d’accordo che dobbiamo gestire correttamente i rifiuti fin dalla loro produzione, ma si deve trovare un sistema per ridurre i costi superflui a carico delle imprese. In questa occasione sarebbe bastato, ad esempio, che la Regione, la Provincia o il Ministero dell’ambiente, avesse sistemato in automatico le classi di pericolosità dei rifiuti. In realtà tutti sostengono che è impossibile e che non si può fare. Ci aspetteremo uno Stato più vicino alle nostre imprese, che le aiuti a stare nel mercato e che sappia limitare i problemi che, come in questo caso, l’Europa ci porta. Invece le cose non migliorano. E questo è un guaio per le imprese, per l’occupazione e per il Paese. Come Confartigianato quindi sulle analisi dei rifiuti lanciamo una proposta: facciamole pure la prima volta ma, se poi non cambia il processo produttivo e la materia prima utilizzata dalla quale viene prodotto il rifiuto, non obblighiamo le imprese a ripeterle. Su questo – conclude Cavion – ci batteremo nei prossimi mesi affinché la Regione, il legislatore, i parlamentari e consiglieri regionali della nostra provincia, prendano seriamente in considerazione questa proposta e siano al nostro fianco nel sostenerla ” .