Se avete inviato un’email velocemente dal vostro smartphone, avete probabilmente generato 0,2 grammi di CO2, a meno che anche il destinatario non l’abbia letta dallo stesso dispositivo. Se invece la mail era più complessa, scritta al computer e letta dal destinatario su un altro pc, le emissioni salgono a 17 grammi. E se la mail conteneva allegati pesanti, immagini o file voluminosi, l’impatto ambientale è ancora maggiore.

Nonostante l’efficienza energetica dei dispositivi sia migliorata nel tempo, l’aumento delle mail inviate e delle attività online ha fatto crescere anche il nostro impatto ambientale. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, circa il 40% delle nostre giornate è trascorso online, con oltre due ore al giorno dedicate ai social media e ai video in streaming. Pertanto, una “dieta digitale” potrebbe non solo giovare al nostro benessere mentale, ma anche ridurre l’impronta ecologica.

Secondo l’associazione scozzese Zero Waste, le attività online di ogni persona immettono nell’atmosfera circa 8,62 kg di CO2 alla settimana, equivalenti a un viaggio in auto di 50 km. Una stima tedesca, che considera anche le emissioni legate alla produzione dei dispositivi, arriva a circa 850 kg di CO2 all’anno per persona, raddoppiando il dato scozzese.

Le emissioni delle email

Le emissioni di CO2 derivanti dalle email dipendono da diversi fattori. Il dispositivo utilizzato è fondamentale: un computer obsoleto consuma più energia rispetto a un telefono moderno. Occorre poi considerare il tempo impiegato dal mittente per scrivere il messaggio e quello necessario al destinatario per leggerlo, oltre al numero di persone in copia. Se la mail contiene allegati pesanti, come immagini o file di grandi dimensioni, l’impatto cresce ulteriormente. Anche il logo aziendale in calce al messaggio contribuisce a incrementare il “peso” della mail.

Tuttavia, l’impatto ambientale maggiore è dato dall’energia utilizzata per inviare il messaggio e dall’efficienza dei data center che lo gestiscono. Dal 2018 al 2022, il consumo di energia dei principali operatori di data center è raddoppiato, e si stima che nel 2022 i data center mondiali abbiano consumato energia pari a quella dell’intera Francia, circa 460 terawattora. L’aumento delle emissioni è anche legato alla crescente domanda di elaborazione e archiviazione dei dati, alimentata dalle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e le reti mobili 5G, che richiedono più energia e acqua per il raffreddamento dei server. Ad esempio, nel 2022, i data center di Google e i suoi uffici hanno consumato oltre 21 milioni di metri cubi d’acqua.

WhatsApp e la messaggistica istantanea

Con oltre il 90% degli italiani utenti di WhatsApp, l’impronta ecologica delle chat di gruppo è considerevole. Ogni settimana, una chat di gruppo genera circa 2,35 kg di CO2. Tuttavia, utilizzare una connessione Wi-Fi riduce l’impatto, poiché consente di risparmiare dati, specialmente per gli aggiornamenti e i backup. Le emoji, essendo già memorizzate sul dispositivo, hanno un impatto minore rispetto a immagini e GIF, che vengono scaricate sul dispositivo del destinatario.

Videogiochi e musica in streaming

L’impatto ambientale dei videogiochi è in crescita, grazie alla loro crescente popolarità. Secondo Zero Waste Scotland, completare un gioco come Fortnite produce circa 5.400 g di CO2, un valore equivalente a un volo aereo di circa 41,5 km. Le principali fonti di emissioni nel gaming sono i download dei giochi, gli aggiornamenti e il cloud gaming, che implica l’esecuzione dei giochi su server remoti, con il flusso dei dati verso i giocatori.

Per la musica in streaming, ogni brano ascoltato produce circa 1,9 g di CO2. L’impatto ambientale diminuisce se scarichiamo le playlist e le ascoltiamo offline, poiché i dati vengono prelevati dal server solo una volta.

In conclusione, le nostre attività digitali hanno un impatto ambientale significativo. Sebbene la tecnologia stia migliorando in termini di efficienza, ridurre il tempo trascorso online e adottare comportamenti più consapevoli può contribuire a ridurre le emissioni di CO2, con benefici sia per il nostro benessere che per l’ambiente.

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