(Adnkronos) “È un paradosso avere a disposizione così tante risorse come quelle messe in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e non avere personale per attuarlo”. Così il presidente Cida, Stefano Cuzzilla commentando i dati della Ragioneria generale dello Stato che attestano una riduzione degli organici della Pa nel 2022. “L’andamento promesso doveva essere opposto, se è vero che gli enti locali avrebbero dovuto assumere circa 15mila tecnici e oggi ne lamentano la presenza di appena 2.500 in più”, continua.
“La necessità di garantire l’attuazione del Pnrr -continua- va considerata una priorità per il sistema Paese, anche per il mondo privato che muove i propri investimenti sulla base del legittimo affidamento verso il progetto pubblico. Pertanto, il Governo deve porre massima attenzione all’attuazione del Piano, non tanto perché è un impegno verso l’Europa, ma soprattutto perché rappresenta un’occasione epocale per realizzare in tempi certi la trasformazione digitale ed ecologica di cui abbiamo bisogno”, rimarca. “Il Pnrr è una grande chance anche per rivedere l’impianto organizzativo del Paese”, continua Cuzzilla. “Servono però capacità di programmazione, di gestione e metodo di attuazione, doti che i manager italiani hanno già dimostrato di avere. L’attuazione del Pnrr deve essere affidata a figure e a metodi manageriali. Le competenze ci sono e sono disponibili per aiutare il Paese a crescere”, conclude.
Nei comuni manca il 35% del personale, si arriva al 50%
Il ministro per la Pubblica Amministrazione Alberto Zangrillo, in un videomessaggio, ha ricordato che “Dobbiamo semplificare 600 procedure da qui al 2026” ma ha anche sottolineato l’investimento che la PA deve fare sulle risorse umane, ricordando come, “dal 2008, anno della crisi finanziaria globale, vi sia stato un ‘depauperamento’ del personale nel campo pubblico”.
E proprio in questo senso va l’alert lanciato da Marco Carlomagno, Segretario Generale di FLP: “La carenza negli organici rappresenta uno dei nodi cruciali, ponendoci al di sotto di tutti i Paesi dell’Unione Europea. Difficoltà aggravata dall’anzianità del personale e da qualifiche non allineate agli obiettivi. C’è poi il problema dei percorsi di carriera in gran parte bloccati e della mancata valorizzazione del personale, con retribuzioni basse e poco attrattive. Un quadro desolante ma prevedibile dopo decenni di disinvestimenti”. “Per dare concretezza al PNRR”, ha aggiunto Carlomagno, “sarà necessaria un’inversione di tendenza, che preveda un piano di reclutamento più ampio e specifico e tutte le leve necessarie al buon funzionamento di un’Amministrazione: formazione, valorizzazione del personale, nuovo ordinamento professionale, ma anche investimenti nelle infrastrutture tecnologiche, come la realizzazione della banda larga e del 5G su tutto il territorio nazionale, la migrazione delle banche dati in un cloud, la semplificazione delle procedure”.
“I dati dell’Italia sono drammatici, mi ha colpito quello che pone l’Italia al 25esimo posto su 27 per competenze digitali. Altro dato drammatico è che siamo agli ultimi posti per competenze Stem”, ha detto la Viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci durante il suo intervento. “Certamente il PNRR è una grande opportunità ma non basta, bisogna investire in capitale umano”. Mentre il Sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, ha osservato che “Uno degli obiettivi principali del PNRR è certamente semplificare, aumentare l’efficienza e il merito, attraverso un investimento in formazione e nelle risorse umane della Pubblica Amministrazione e, quindi, nel capitale umano”. Quanto, poi, alle assunzioni nella PA, Albano ha ammesso che “negli ultimi anni, il blocco del turnover ha creato dei problemi alla Pubblica Amministrazione in termini di efficientamento e, quindi, in termini di età media dei lavoratori, ed è chiaro che, in questo momento, abbiamo bisogno più che mai delle nuove leve”.