La associazione soci banche popolari esprime la propria netta contrarietà alla operazione di acquisto simbolica da parte di Banca Intesa di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.
Più che una vendita appare un regalo dato che l’istituto guidato da Carlo Messina si è offerto di acquistare solo la parte buona delle due banche, lasciando fuori i crediti in sofferenza (npl) che verrebbero fatti confluire su una apposita bad bank, ricapitalizzata dallo Stato. In questo modo tutto viene scaricato sulle spalle dello Stato e dei vecchi soci che verrebbero azzerati insieme ai detentori dei bond subordinati. Una beffa atroce per che comporterebbe la perdita di tutto il capitale senza alcuna possibilità di recupero in futuro e con il serio pericolo di vedere sfumare anche eventuali azioni legali intraprese per la pratica assenza di capitale aggredibile in capo alla bad bank, il cui unico asset sarebbero gli 8 o 9 miliardi di crediti in sofferenza conferiti per ripulire la good bank regalata a Banca Intesa.
La nostra associazione propone che l’aumento di capitale sia integralmente sottoscritto dallo Stato, nazionalizzando di fatto le due banche. Inutile buttare soldi per ricapitalizzare la bad bank.
Proponiamo nel dettaglio:
1) accantonamenti sui crediti in sofferenza per non meno di 4 miliardi in modo da portarli al 70-80% circa del totale;
2) creazione di un fondo esuberi per 1 miliardo circa;
3) gestione in house del recupero crediti in modo da spuntare un prezzo migliore del 20% che attualmente il mercato è disposto a pagare;
4) previsione di un warrant futuro per i vecchi soci se il recupero dei crediti in sofferenza fosse superiore a una certa percentuale.
Crediamo che in questo modo tra 3-5 anni le due banche fuse potrebbero ritrovare la redditività e essere messe sul mercato con un utile per lo Stato.
La comunità europea ha chiesto un apporto privato di 1 miliardo che in questo momento, a meno di non regalare gli assets buoni dei due istituti a Banca Intesa, non si trovano.
Dobbiamo quindi forzare una soluzione utile al territorio e ai soci. Non possiamo sempre subire le decisioni dell’Europa dobbiamo cercare di imporre questa volta i nostri interessi.
Che evidentemente non coincidono con chi vuole comprarsi per un euro due banche con oltre 40 miliardi di impieghi e attivi.
Facciamo un appello ai politici, veneti in primis, perchè non accettino compromessi al ribasso, disponibili da subito a un confronto serio sulla nostra proposta.
Arrivati a questo punto non vediamo altre soluzioni che non siano quella di passare armi e bagagli allo stato, con un piano industriale preciso e rigoroso e con l’obiettivo di riportare in utile la nuova Banca del Nord-Est in tempi rapidi.
Francesco Celotto
Associazione Soci Banche Popolari