“A Bologna, due ‘collettivi’ hanno organizzato una manifestazione ed hanno pensato di appendere a testa in giù un manichino che rappresentava il presidente del Consiglio. Il gesto è gravissimo. Il silenzio di alcuni esponenti politici lo è ancor di più”. Lo scrive su Twitter il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
“Davanti ad aggressioni di inaudita violenza come quella di ieri sera- afferma il consigliere comunale Fdi Stefano Cavedagna- non bastano più le parole della Giunta e della coalizione di centrosinistra. Dopo un atto palesemente intimidatorio come questo ci aspettiamo che tutta la maggioranza (Coalizione Civica compresa) e la giunta prendano concretamente le distanze dai collettivi di estrema sinistra che ormai da troppo tempo tengono sotto scacco la città con occupazioni abusive e manifestazioni i cui partecipanti dimostra una deriva violenta davvero preoccupante”. Serve insomma “risolutezza”, altrimenti “quanto accaduto ieri sarà solo l’inizio di una escalation i cui esiti saranno drammatici per tutta la cittadinanza”.
IL SINDACO LEPORE: “VIOLENZA INACCETTABILE, CHIEDO PROVVEDIMENTI SERI”
Il sindaco di Bologna condanna con durezza l’episodio di ieri sera, quando un pupazzo con le fattezze di Giorgia Meloni è stato appeso a testa in giù alla torre Garisenda, nel centro della città emiliana. Non solo: Lepore chiede a chi di dovere di individuare e punire i responsabili, e che nessuno fornisca sponde agli autori di questo gesto. “La nostra città ieri sera è stata vittima di un gesto di violenza inaccettabile. Come sindaco e cittadino di Bologna- fa sapere Lepore via social- non solo condanno con fermezza, ma chiedo che i responsabili vengano identificati e che provvedimenti seri siano assunti dalle autorità competenti. Non ci può essere tolleranza, né comprensione”. Secondo Lepore, esponente Pd, “manifestazioni di questo tipo nulla hanno a che fare con la dialettica democratica. Al contrario, la violenza politica è la morte della democrazia. Cosa che non consentiremo. Non a Bologna”.
Per questo, è l’appello del primo cittadino, “chiedo a tutti e a tutte di isolare i violenti, di non offrire alcuna sponda di comprensione o legittimazione. Perché alle questioni sociali si risponde con la politica che si rimbocca le maniche, non invece con la stupidità egoista e inconcludente di che soffia sul fuoco per cercare di esistere”. Per quanto riguarda la presidente del Consiglio Giorgia Meloni “esprimo piena solidarietà e la invito a venire quando vorrà a Bologna. Sarà accolta personalmente da me a nome della città”. “La mia vicinanza- conclude poi Lepore- va anche ai cittadini, alle imprese e alle forze dell’ordine, costrette a subire questi soprusi e a operare per il bene comune”.
L’INTERROGAZIONE IN REGIONE
In Regione parte anche una interrogazione alla giunta Bonaccini, firmata dai consiglieri Fdi Marta Evangelisti), Giancarlo Tagliaferri e Luca Cuoghi. I quali chiedono di sapere “quali provvedimenti verranno presi nei confronti dei collettivi universitari di sinistra di Bologna e se il presidente Bonaccini si attiverà per porre in essere quanto nelle proprie facoltà istituzionali affinché casi come questo, che rappresenta in tutti i suoi aspetti l’illegalità, la violenza sulle donne, la violenza di genere, non abbiamo a ripetersi”.
Poi ancora: “Il presidente Bonaccini vuole tutelare il nome delle Università della nostra Regione che non devono essere associate all’azione di movimenti come quello sceso in piazza a Bologna? Intende dissociarsi da un gesto così vile e ignobile porgendo le proprie scuse ufficiali al presidente Giorgia Meloni? Intende confermare l’invito rivolto alla stessa nell’occasione della inaugurazione del Tecnopolo?”. Anche Forza Italia chiede, col consigliere comunale Nicola Stanzani, “tolleranza zero verso chi disprezza la convivenza civile, la democrazia e la persona”. Sono infatti “comportamenti ignobili e intollerabili quelli cui abbiamo assistito a Bologna da parte degli ‘antagonisti’. La città risponda unanime- è l’invito dell’azzurro- condannando senza appello la violenza antidemocratica di chi non rispetta nemmeno le basi della convivenza civile”.