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Malo. Portano un sorriso agli ammalati e ai carcerati: “Essere clown è una missione”

Hanno l’aspetto buffo, si vestono con pantaloni riciclati e rappezzati di fantasia colorata, praticano la clownterapia, decidendo di essere pagliacci per portare un sorriso in ospedale ed in carcere.

Sono i volontari del Silicon Klaun di Malo, associazione sorta nel 2005, che conta 50 soci dai 18 ai 70 anni, 30 dei quali costantemente attivi, con due servizi mensili, a portare un momento di rottura positivo a chi vive un momento di difficoltà.

Gente comune. Dal vicino di casa al collega di lavoro che, nel proprio momento libero indossa l’inconfondibile naso rosso, si cala in testa un cappello buffo, guance colorate, pantalone gigante tenuto su da una bretella e  corre, anche con i minuti contati, ma caparbio, nel non volere mancare all’appuntamento col bimbo ricoverato in ospedale o all’anziana signora della casa di riposo. Il tutto per  fare sprigionare un sorriso, portando un pizzico di gioia in chi vive un momento di tristezza, tra sconforto e dolore.

I Clown di Silicon Klaun sono divenuti una presenza costante e preziosa nei reparti di pediatria ostetricia, ginecologia, riabilitazione e geriatria dall’ospedale di Santorso, tra le persone anziane del Baratto casa di riposo di Schio.
Se tra le corsie dell’ospedale i volontari si trovano, di settimana in settimana, a ripartire da zero nell’approccio coi nuovi ammalati, tutt’altra storia quando al martedì si recano all’appuntamento fisso coi malati psichici dell’Rsa di Montecchio Precalcino: “Con loro l’approccio è totalmente diverso, perché ci attendono e contano di vederci tra loro – spiega Angela Maculan presidente dell’associazione- Anche con gli anziani della casa di riposo, o nelle situazioni di lunga degenza, tra paziente e clown si instaura un rapporto, diventando quel momento settimanale che non vogliono più perdere”.

Naso rosso, passe-partout del sorriso
“Non ci imponiamo mai alle persone – spiega Angela Maculan 40nne tosta di Breganze e presidente dell’associazione – Capita che ci troviamo di fronte ad un rifiuto. Ma anche questo va messo in preventivo, anzi, non ci fa desistere dalla nostra mission, perché un ‘no’ detto da chi è allettato in un reparto e, volente o nolente, deve seguire gli ordini dei medici, con noi ha la possibilità di esercitare una scelta: accettarci oppure rifiutarci”.

Con otto anni di volontariato Angela ne ha di storie da raccontare, ma narra con grande soddisfazione quando lei, o altri clown, riescono silenziosamente ad infrangere un primo muro di diffidenza, impiantato sulla sofferenza: “Un no che si trasforma in un arcobaleno di emozioni – continua Angela – Perché questa è la nostra mission: avvicinarci con umiltà e profondo rispetto agli ammalati, piccoli o grandi che siano, portare calore umano, ascoltarli, farli sorridere”.

Perché e come diventare un clow di corsia
Il passaparola o l’ascoltare l’esperienza di un’amico ha coinvolto decine di persone che, dal 2005, si sono avvicendate tra le file del Silicon Klaun, chiedendo informazioni, sostenendo un colloquio conoscitivo e, se nella persona spiccavano le doti necessarie, affrontare un corso che dura tre fine settimana, per poi testare sul ‘campo’ la propria attitudine con un tirocinio di due mesi.
“Eppure c’è chi è arrivato da noi per sbaglio, pensando che fossimo un gruppo di attività giocoliera – racconta sempre Angela, mentre guarda il ‘reo’ Cheru, 56 anni portati come se il tempo si fosse dimenticato di lui – Quando ha capito chi eravamo e cosa facevamo ha pensato, giustamente, di prendersi un po’ di tempo e capire bene se facevamo al caso suo”.

Una pausa che è durata il battito d’un ciglio e che ha portato Cheru ad essere ‘un naso rosso’ quasi ad honorem, con oltre 10 anni di onorato servizio, che talune volte si trova in servizio con Chiara, 38 anni da Isola che: “Ho cominciato nel 2015, coinvolta da una mia amica – ricorda- Quando ho preso per mano un vecchio pantalone del pigiama, per riadattarlo con rattoppi colorati, ho sentito dentro un’emozione forte, capendo che avevo preso la decisione giusta”.

 

In carcere, tra i pentiti di mafia
Tramite Enrico Mastella del Centro Sportivo Italiano è stata proposta la presenza dei clow di Malo anche al carcere di Vicenza: “Iniziativa che il direttore della struttura ha accolto subito favorevolmente – conclude Angela – Ci rechiamo sia nella sezione dei reati comuni, ma anche tra i pentiti di mafia: il nostro obiettivo è di intrattenere i bambini che sono in visita al genitore, o al parente, detenuto in carcere. A volte ci capita di fare un viaggio a vuoto, è comprensibile: di fronte al piccolo che ha gettato le braccia al collo al papà, abbiamo fatto un doveroso passo indietro”.

Paola Viero