La vera notizia non è di oggi, ma di quattro mesi fa. Era il 6 marzo, e nel porto di Ravenna attraccò una nave ucraina con un carico di 26mila tonnellate di mais. Mais contaminato da diossina, e sfuggito a qualsiasi controllo. Che però viene distribuito alle aziende che ne fanno farina o mangime per poi immetterlo sul mercato, così arrivando in diversi allevamenti italiani. A scoprire la contaminazione
è stata, dopo oltre due mesi, la Ulss di Ravenna che grazie a un controllo a campione ha individuato un livello di diossina quasi quattro volte superiore ai limiti consentiti dalla legge. A quel punto è scattata l’allerta un po’ ovunque, con il tentativo anche da parte del Ministero della Sanità di rintracciare il mais inquinato e “tracciare” il suo percorso negli allevamenti italiani (sono almeno 12 le Regioni coinvolte, Veneto compreso).
Da qualche giorno sul sito del Ministero si legge: “A seguito della positività riscontrata il 10 giugno, sono state attivate già l’11 giugno tutte le procedure operative previste dal sistema di ‘allerta rapido alimenti e mangimi’ che hanno portato, grazie al tempestivo intervento delle Autorità sanitarie locali, al rintraccio e al blocco dei mangimi a rischio. Con i rappresentanti delle Regioni interessate, il NAS e il Laboratorio Nazionale di Riferimento per le Diossine e PCB in mangimi e alimenti, sono state inoltre definite ulteriori misure a tutela della salute pubblica che hanno previsto, tra l’altro, il blocco cautelativo di alimenti provenienti da animali che hanno consumato mangime contenente una percentuale a rischio di mais ucraino”. Blocco che però riguarda “la macellazione degli animali alimentati con mangime contaminato in misura superiore al 32% della razione, insieme a latte e uova da loro prodotti”. Il Ministero della Sanità lo definisce “Un primo passo doveroso”.
E la notizia di oggi? E’ in un comunicato firmato dai servizi veterinari della Regione Veneto, nel quale vengono precisati alcuni punti, tra i quali l’individuazione di due allevamenti veneti dove il mais è finito. Si legge nel comunicato: “In riferimento alle notizie apparse sulla stampa relative all’introduzione nei mercati di mais inquinato da diossine, proveniente dall’Ucraina e sbarcato al porto di Ravenna, i servizi veterinari della Regione Veneto puntualizzano: che si tratta di mais a esclusivo consumo animale, non a consumo diretto umano. Che sono stati immediatamente attivati i servizi veterinari territoriali con sequestro del mais introdotto (in due strutture nel Veneto) in attesa della eliminazione, attraverso l’esecuzione di due ulteriori campionamenti di verifica. Che il mais sarà comunque distrutto. Che è stata trasmessa alla Regione la lista di distribuzione del mangime (dove il mais è un ingrediente) e di animali alimentati con mangime avente come ingrediente il mais. Che a questa comunicazione è seguita un’immediata attivazione dei servizi delle Usl con sequestri se riscontrati mangimi sopra il 32% o alimenti provenienti da animali a cui somministrati mangimi con tenore di mais maggiore del 32%. Che tutti i servizi veneti stanno verificando caso per caso mangimi e alimenti prodotti ai fini della puntuale applicazione della normativa. E che il territorio è battuto a tappeto”. Un comunicato che dovrebbe tranquillizzare, dunque, anche se i quattro mesi trascorsi sono troppi per essere considerati un dettaglio.
di redazione Thiene on line