Basta fare i furbi, ora sarà tutto più trasparente e saranno guai per chi tenta di non esserlo. Come riporta il sito dell’Associazione Matrimonialisti italiani, uno dei problemi più difficili da risolvere, quando ci si separa o si divorzia, è conoscere la situazione reddituale e patrimoniale dell’altra parte. Qualcosa di fondamentale per determinare se e in che misura è dovuto l’assegno di mantenimento per il coniuge o per i figli.
Sino a oggi chi voleva nascondere i suoi redditi ed il suo patrimonio aveva gioco facile nell’appellarsi al diritto alla privacy: era infatti necessario un provvedimento del Giudice per avere accesso alla cosiddetta Anagrafe dei rapporti finanziari, un archivio dell’amministrazione finanziaria dove sono conservati non solo i dati delle dichiarazioni dei redditi, che in un paese ad alto tasso di infedeltà fiscale non sempre sono lo specchio fedele delle possibilità economiche, ma anche e soprattutto quelli relativi ai conti correnti, risparmi, depositi postali e ad ogni operazione di natura economica.
Il Consiglio di Stato ha rotto il “giochino” e punito i “furbetti”.
Con una recentissima sentenza, fissando un principio di diritto alla cui applicazione nessuna Agenzia delle Entrate potrà più sottrarsi, i massimi giudici amministrativi hanno infatti stabilito che una parte (uomo o donna che sia) in fase di separazione, anche in caso di coppia di fatto se ci sono figli, divorzio o scioglimento dell’unione civile, può fare direttamente richiesta all’Agenzia delle Entrate del luogo in cui risiede l’altra parte per farsi rilasciare tutte le informazioni economiche necessarie: dichiarazioni dei redditi, contratti di locazione stipulati, indicazione dei conti correnti, conti titoli, depositi e risparmi, anche se detenuti tramite una fiduciaria, contratti o operazioni sottoposte a registrazione.
La sentenza dei Giudici amministrativi di fatto impone un obbligo di trasparenza tra ex e sicuramente faciliterà il raggiungimento di accordi con conseguente decongestionamento della già ingolfata macchina della giustizia. Nascondersi o negare l’evidenza, come spesso accade nei giudizi familiari, non porterà più da nessuna parte.