Una storia ambientata a Montegrotto in provincia di Padova, che mostra quanto sia importante riconoscere e sostenere il talento, anche quando si manifesta in forme non convenzionali.
Quando è arrivato alla scuola primaria “Ippolito Nievo” a soli sei anni, nessuno immaginava che dietro alla sua inquietudine si nascondesse una mente brillante e fuori dall’ordinario. Oggi, a quasi 10 anni, quel bambino è stato riconosciuto come plusdotato, con un QI superiore a 136, ma il percorso per arrivarci non è stato semplice.
I primi mesi di scuola erano iniziati con entusiasmo, ma presto tutto si è trasformato in fatica. “Era sempre distratto, chiedeva di uscire, si annoiava: sapeva già tutto quello che facevamo in classe”, racconta la maestra , insegnante dal 1998. La situazione è peggiorata al punto che il bambino ha iniziato a piangere prima di entrare in aula, rifiutando la scuola. “Diceva che era inutile stare lì, si sentiva un alieno”, ricorda la madre, una psicologa.
Fu proprio la sensibilità della maestra a fare la differenza. Dopo un’attenta osservazione durata un anno, Lunardi propose una valutazione del QI. L’esito fu chiaro: plusdotazione. Da lì la scelta, condivisa con la dirigente scolastica Roberta Scalone, di anticiparlo in terza elementare. “Con 23 alunni non potevamo personalizzare, ma volevamo valorizzarlo”, spiega Lunardi.
La decisione si è rivelata vincente. Grazie al lavoro congiunto tra docenti e famiglia, il bambino ha trovato finalmente stimoli adeguati al suo livello. “È più semplice restare nell’ordinario, ma i miei docenti hanno avuto il coraggio di andare oltre”, sottolinea la dirigente Scalone.
Una storia che mostra quanto sia importante riconoscere e sostenere il talento, anche quando si manifesta in forme non convenzionali.
di Redazione AltovicentinOnline
