L’editoriale di Nico Perrone
“La Lega è una, il leader è Salvini”. Tutti, anche lo stesso ministro Giancarlo Giorgetti, uomo forte dei lumbard, ogni volta lo sottolineano ai giornalisti impiccioni che parlano di fratture e disaccordi. Eppure la presa di posizione del ministro delle ultime ore ha spiazzato i ‘salviniani’, creando sconcerto e malumore. Giorgetti in un colpo solo ha candidato il premier Mario Draghi al Quirinale e parlando delle imminenti amministrative, come se nulla fosse, ha parlato bene solo del ‘suo’ Damilano candidato a sindaco a Torino e lanciato due siluri contro i candidati del Centrodestra a Milano e Roma giudicandoli non all’altezza della sfida.
Giornata nera per Salvini, nerissima, che si è aperta con la notizia dell’inchiesta su Luca Morisi, il padrone della ‘bestia’ che inondando i social in tutti questi anni ha supportato e spalleggiato il leader del Carroccio in ogni angolo del territorio. Amico stretto, strettissimo, incappato in una inchiesta per droga, con addirittura indagati che parlano di lui come di un fornitore. La giustizia farà il suo corso ma per il leader della Lega è un altro duro colpo.
“Prima le sconfitte elettorali in Emilia-Romagna e Toscana, anche in Veneto non ha vinto la Lega ma Zaia, poi le inchieste e le condanne dei commercialisti ora Morisi – spiega una fonte della Lega lombarda- per Salvini è una via crucis, senza fine. Chiaro che Giorgetti pensi a smarcarsi, a lui del partito non interessa niente pensa a incarichi istituzionali- continua la fonte- per questo ha candidato Draghi al Quirinale. In questo modo si dovrebbe subito dopo arrivare al voto e se il Centrodestra dovesse vincere le politiche lui sarebbe la risorsa istituzionale adatta al ruolo di premier”. Si vedrà.
Ma sulla rete la vicenda ha scatenato molte reazioni. In tanti si sono ricordati di quando Salvini in campagna elettorale a Bologna andò a citofonare ad un presento spacciatore. La frase ‘Scusi, lei spaccia?’, pronunciata dal leader del Carroccio una sera del gennaio 2020 al Pilastro, ricompare oggi (con tanto di foto in primo piano di Salvini al famoso citofono) carica di sarcasmo per l’inversione dei ruoli.
Non perdonano soprattutto gli ex alleati (nel Governo Conte I) dei 5 stelle: “Scagli la prima pietra chi è senza peccato- sferza la ministra Fabiana Dadone- mi chiedo se qualcuno citofonerà a casa di Salvini. Spero non succeda, perché le fragilità umane non devono essere oggetto di propaganda. Insieme possiamo affrontare nel merito ogni questione morale, senza che nessuno si senta superiore ad altri. La superiorità morale è una barzelletta. L’Italia aspetta risposte concrete, non propaganda”.
Di tenore simile le dichiarazioni del senatore Pd Vincenzo D’Arienzo: “Chiunque sarà tentato di agire come facevano loro- afferma il dem- ma spero che nessuno citofoni a casa di Morisi, perché le fragilità umane non devono essere oggetto di propaganda, esattamente il contrario di quello che lui stesso proponeva e Salvini attuava“.
Lui è un leone, nulla da dire sulle bordate del suo ministro Giorgetti ma impegno massimo per i candidati a sindaco Enrico Michetti a Roma e Luca Bernardo a Milano: “Fra oggi e venerdì avrò oltre dieci incontri e comizi distribuiti tra Roma e Milano”, dice il leader della Lega, che vede “tantissima voglia di cambiamento a Roma e a Milano e i due candidati scelti dal centrodestra unito, ovvero Enrico Michetti e Luca Bernardo, saranno ottimi sindaci per queste straordinarie città”.
Salvini non teme la sconfitta elettorale: “Sto incontrando migliaia di persone in tutta Italia- rivendica il leader del Carroccio- soprattutto a Roma e Milano e nelle periferie dimenticate da anni da Virginia Raggi e da Giuseppe Sala, dal M5S e dal Pd“.
Agenzia Dire