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La corruzione si nasconde in luoghi insospettabili e costa 60 miliardi di euro l’anno

Secondo le stime della Corte dei Conti, la corruzione costa al sistema Italia 60 miliardi di euro l’anno, quanto basterebbe per pagare gli interessi annuali sul debito pubblico italiano. Numeri alla mano, i cittadini che aderiscono a “Riparte il futuro” (www.riparteilfuturo.it), la campagna promossa da Libera e dal Gruppo Abele, chiedono ai candidati al Parlamento cinque impegni stringenti: mettere in rete il curriculum vitae, la propria condizione reddituale e patrimoniale, l’eventuale presenza di conflitti di interesse e la situazione giudiziaria.

E li impegna a riformare, nei primi 100 giorni della legislatura, l‘articolo 416 ter del Codice Penale, norma che riguarda lo scambio elettorale politico-mafioso e che considera corruzione soltanto il passaggio di denaro dal rappresentante pubblico al corruttore, trascurando altre controprestazioni essenziali: favori, raccomandazioni, informazioni privilegaite su appalti in cambio di voti, garanzie dalla repressione. Il 15 marzo, in occasione della prima seduta del Parlamento, a distinguere chi avrà sposato la causa da chi non ha aderito, sarà il braccialetto della campagna, in gomma bianca con la scritta ‘#100 giorni’ in verde.

“Per tutti coloro che hanno perso la vita o la speranza, schiacciati dalla corruzione, siamo qui a ribadire ancora una volta che oggi riparte il futuro, un futuro da coltivare come dobbiamo coltivare la speranza”, dichiara don Luigi Ciotti presentando la campagna che, sottolinea, “vuole vedere protagonisti quei cittadini che vogliono monitorare e decidere consapevolmente, pretendendo dalla politica di essere politica vera”.

 “La corruzione inquina i processi della poitica e dell’economia, minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, sottrae risorse alla comunità, corrode il senso civico e la cultura della democrazia. La corruzione – aggiunge Ciotti – impoversisce tutti”. Il riferimento è a quei 60 miliardi di euro l’anno stimati come costo della corruzione in Italia, una cifra troppo alta soprattutto se si pensa che basterebbero meno di 14 miliardi per completare opere fondamentali per il trasporto pubblico; 10 miliardi per completare la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici; 2,5 per avviare il restauro idrogeologico del Paese; 20 per coprire l’attuale costo degli ammortizzatori sociali; poco meno di 4 per evitare l’Imu sulla prima casa.

 La corruzione, inoltre, mina l’affidabilità del Paese: secondo l’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, l’afflusso medio di capitali stranieri tra il 2004 e il 2008 in percentuale sul Pil, in Italia è stato dell’1,38% mentre in Francia, nel medesimo periodo, è stato del 3,88%. Uno ‘spread’ del 2,5% che corrisponde a un ammontare superiore a 40 miliardi. In più, nei Paesi dove la percezione della corruzione è più alta (e l’Italia è al 72esimo posto su 174 Paesi nella classifica di Transparency International), “anche la discoccupazione aumenta, ci sono meno fondi per la ricerca e lo sviluppo, faticano a nascere nuove imprese, i servizi pubblici sono inefficienti, gli investimenti stranieri scarseggiano, le diseguaglianze economiche e sociali sono fortissime”, spiega Leonardo Ferante del Gruppo Abele.

 E mentre in Francia, Spagna e Germania ci sono norme che chiedono a chi viene eletto la totale trasparenza, in Italia solo il 40% dei parlamentari ha autorizzato la pubblicazione online della propria dichiarazione dei redditi. (adnkronos)