I dati di novembre confermano l’andamento positivo del mercato del lavoro in Veneto: le assunzioni “sono ormai tornate ai livelli del 2019, fino a superarli. L’andamento degli ultimi mesi consente di migliorare ulteriormente il bilancio annuale, recuperando in parte il 2020. Resta il problema della domanda di lavoro che è in flessione rispetto al 2019 con alcune eccezioni positive: le macchine elettriche, le attività finanziarie, editoria e cultura, istruzione privata, sanità e servizi sociali, solo per citarne alcuni”.
Così l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan commenta i dati della Bussola di Veneto Lavoro che a novembre evidenziano la crescita delle assunzioni rispetto al 2019 (+10%) e un saldo tra assunzioni e cessazioni, seppure negativo come di norma nel periodo, comunque migliore rispetto a quello registrato due anni fa. “Un aspetto interessante e positivo è che donne e giovani sono tra le categorie che nel mese registrano i risultati migliori- evidenzia Donazzan- le assunzioni al femminile crescono del 12% (rispetto al +9% degli uomini), mentre quelle degli under 30 dell’11% a fronte del +8% fatto registrare dai lavoratori adulti e del +19% degli over 55, che in valore assoluto rappresentano però appena un quarto delle assunzioni dei giovani”. Grazie al recupero degli ultimi mesi, migliora anche il bilancio occupazionale del 2021: i posti di lavoro guadagnati da inizio anno sono 49.000, anche se il numero complessivo delle assunzioni resta inferiore al 2019 (505.000 contro 557.000). Se turismo, occhialeria, concia e tessile sono ancora lontani dal recuperare i livelli pre-Covid, non mancano settori che fanno registrare incrementi anche rilevanti, primi fra tutti le macchine elettriche (+13%), le attività finanziarie e quelle culturali (+12%).
Sul versante delle cessazioni, in calo del 12%, prevalgono le conclusioni per fine termine (52%) e le dimissioni (34%), +7% sul 2019. L’aumento può essere imputato a dimissioni ritardate durante il periodo del blocco dei licenziamenti o conseguenze di incentivi nelle imprese in difficoltà, “ma l’elevato tasso di ricollocazione dei dimissionari induce piuttosto a pensare ad una rinnovata dinamicità del mercato del lavoro, che consente a molti lavoratori di trovare altrove migliori occasioni di impiego”, si spiega dalla Regione. Diminuiscono i licenziamenti economici collettivi e individuali: 14.700 nel 2021 contro i 31.000 di due anni prima. Neppure i dati di novembre, che sancisce il pressoché definitivo sblocco dei licenziamenti dopo quello parziale in vigore dal 30 giugno, sembrano invertire la tendenza. Considerato anche il perdurare della possibilità di ricorrere in alcuni casi alla cassa integrazione, quelli effettuati dalla fine di giugno sono circa 7.000 rispetto ai 12.000 del 2019 e agli 11.000 del 2018, con una tendenza alla diminuzione omogenea in tutta la regione e compresa tra il -48% di licenziamenti di Vicenza e il -38% di Venezia. Gli ingressi in stato di disoccupazione sono stati 116.000, -13% rispetto al 2019. “È un risultato imputabile sostanzialmente all’irrigidimento del mercato del lavoro registrato soprattutto nella prima parte dell’anno e al conseguente effetto scoraggiamento, ma con il parziale ritorno alla normalità degli ultimi mesi, sono soprattutto donne e giovani a riaffacciarsi nel mercato del lavoro”. Le prime rappresentano infatti il 58,8% dei disponibili, mentre agli under 30 si riferisce il 36,3% delle dichiarazioni di immediata disponibilità presentate.