Se prima dell’avvento del virus Sars-Covid-19, sui social giravano fake news di tutti i generi veicolate da migliaia di utenti un po’ sprovveduti e creduloni, ad oggi possiamo certamente affermare che la situazione è ulteriormente degenerata con falsità legate proprio alla situazione epidemiologica.
Uno dei cavalli di battaglia dei “virologi” da tastiera è correlato all’annosa questione dei vaccini antinfluenzali che a detta dei complottisti 2.0 sarebbero proprio la causa del contagio.
Una delle storie diventate virali ha riguardato una casa di riposo triestina dove secondo il fantomatico racconto reso al pubblico anche mediante messaggi vocali, oltre 38 anziani ospiti della struttura avrebbero contratto il virus dopo la somministrazione del vaccino risultando positivi ai tamponi eseguiti i giorni seguenti.
Come non bastasse, recita sempre la bufala, un novantenne sarebbe pure deceduto: una situazione tragica che ha fatto presto il giro del web grazie anche ad una miriade di condivisioni di utenti che non si sono posti alcun quesito né hanno sentito alcuna necessità di accertare la veridicità dell’accadimento o l’attendibilità delle fonti.
Una fake incredibilmente ripresa anche da qualche testata locale.
Ad intervenire fornendo una secca smentita, l’Azienda Sanitaria di Trieste chiamata in causa dal tam tam creatosi intorno alla RSA condominiale friulana.
Una doverosa precisazione anche sull’importanza di vaccinarsi: “Le vaccinazioni sono fortemente raccomandate, specie per lepersone fragili e comunque per tutta la popolazione anziana” hanno ribadito i vertici sanitari del capoluogo giuliano.
La lotta alla pandemia passa anche per una corretta informazione: avere diverse opinioni è sinonimo di democrazia,
spacciarle per verità significa aggravare una situazione sociale già pesante.
Un atteggiamento che però può costare caro: esiste infatti il reato di procurato allarme, così come definito e disciplinato all’articolo 658 del Codice Civile con pene pecuniarie che possono anche arrivare anche alla detenzione sino a 6 mesi.
Bufalari d’Italia (e non) siete avvertiti.
Marco Zorzi