“Via i cellulari dalle classi nelle ore di lezione”. È l’ultima proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, avanzata, secondo alcune anticipazioni, durante le registrazioni del programma ‘Il Confronto’, in onda su Rai Due il sabato alle 6.30. Intervistato da Monica Setta, Valditara si è detto quindi contrario all’utilizzo dei dispositivi durante le ore di lezione. Il tema non è nuovo in ambito scolastico. Già a metà settembre si era acceso un dibattito sulla decisione del liceo ‘Malpighi’ di Bologna di vietare l’uso dei cellulari durante le lezioni. Ora, la proposta del ministro torna a far discutere docenti, studenti e formatori. Per Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), è giusto “stigmatizzare l’utilizzo improprio dei cellulari a scuola. Qualunque tipo di device deve poter essere utilizzato con l’unico scopo di rendere l’insegnamento maggiormente attrattivo ed efficace”. Tuttavia, Giannelli ammette che “la lezione frontale tradizionale, lo diciamo da tempo, è ormai superata in molte realtà, e la tecnologia può aiutarci ad aggiornarla. I nostri studenti spesso vedono nel cellulare qualcosa di naturale, quasi un prolungamento del proprio corpo, e questo va sfruttato per coinvolgerli maggiormente nelle lezioni. Naturalmente, sono le scuole che, nella loro autonomia, devono disciplinare adeguatamente l’utilizzo dei cellulari”. Immediata anche la risposta degli studenti. In un post su Instagram, la Rete Studenti Medi, ha raccolto una carrellata di foto con tutte le ultime dichiarazioni del ministro. “Invitiamo Valditara a smettere di fare dichiarazioni senza senso e a cominciare a lavorare. I problemi della scuola pubblica si risolvono investendo risorse e costruendo con noi studenti proposte adatte, non rendendo la scuola terreno di propaganda. Ci aspettiamo che il ministro ci convochi invece di fare una dichiarazione al giorno”, ha commentato all’agenzia Dire Luca Ianniello, della Rete Studenti Medi. Secondo i giovani, “oltre ad essere fuori luogo, mostrano un’idea di scuola escludente e punitiva, contraria alla scuola della Costituzione”. “Aspettiamo di sapere, ad un mese dal suo insediamento, cosa vorrà fare il ministro nei prossimi anni: quali investimenti sul diritto allo studio? Come risolviamo le condizioni degli edifici scolastici? – si legge nel post della Rete- Che risposte darà la scuola al disagio psicologico che denunciamo da mesi? Esistono riflessioni sulla riforma della didattica e delle valutazioni, sui percorsi di educazione civica, all’ambiente, alla sessuo-affettività?”