“Period. End of Sentence”, per la regia di Rayka Zehtbachi (disponibile su Netflix), americana di nascita ma di origine iraniana, vince l’Oscar per il migliore “short documentary”, un cortometraggio che tratta la delicata questione femminile delle discriminazioni per le donne con mestruazioni in India. E’ un documento filmato sulla storia di un piccolo gruppo di donne che grazie alle donazioni di alcuni studenti californiani, tramite una Ong, la Action India, realizza una piccola fabbrica di assorbenti femminili. L’ambientazione è in un villaggio rurale, Hapur, a un centinaio di chilometri dal Dehli.
Gli ingredienti di questo documentario sono ricchi di spunti per una riflessione sulla condizione della donna nel continente indiano. Le mestruazioni sono infatti considerate un momento di impurità per le donne indiane a causa di credenze religiose induiste ma anche musulmane che impediscono alle donne fertili (dai 18 ai 50 anni), che vivono questo doloroso e fastidioso intervallo naturale, di frequentare i luoghi di culto con unanotevole disapprovazione e repulsa sociale. Il motivo è la radicata credenza che le divinità possano essere sottoposte a “tentazione” da queste donne mestruate. L’esperimento e l’iniziativa nasce da Melissa Burton, insegnante inglese della Oakwood Schol di Los Angeles, che fra i suoi alunni promuove una raccolta fondi per la realizzazione di questo documentario che sensibilizzi sulla discriminante condizione femminile indiana. Il nome della raccolta finalizzata alla produzione del film è “The Pad Project” (Il progetto degli assorbenti). Questa produzione a basso costo e autoprodotta di assorbenti è stata possibile grazie all’invenzione di Arunachalam Muruganantham un uomo che vedeva la moglie raccogliere stracci in giro e per casa per tamponare i suoi periodi di mestruazione e che ha creato, lavorandoci dal 1998 non senza subire qualche derisione, una macchina che trasforma dagli alberi una cellulosa in grado di assorbire bene e tamponare certe necessità femminili. La fabbrica occupa 7 donne di età compresa fra i 18 e i 31 anni e produce 600 pannolini al giorno. Questi presìdi a basso costo rendono disponibili i pannolini alle donne della zona ed evitano la possibilità di contrarre gravi infezioni nelle parti intime. Per le giovani donne questa possibilità più diffusa evita assenze da scuola per lunghi periodi a causa dei normali imbarazzi e per la scarsità di presidi igienici dentro i plessi scolastici. Un salto di qualità sociale che libera anche il ruolo subalterno femminile in alcune delle famiglie delle lavoratrici. E’ tabù è infatti anche il fatto di lavorare in una fabbrica di assorbenti. La possibilità di guadagnare 2500 rupie, spesso anche più del marito, le ha rese fondamentali per l’economia familiare e ha consentito di vincere una battaglia interna contro un pregiudizio antico. Il riconoscimento dell’Oscar a questo documentario contribuisce a dare maggiore carica alle battaglie delle attiviste indiane costrette a combattere una guerra di civiltà ed emancipazione sia contro la mentalità patriarcale nella società indiana che avversando i tanti pregiudizi religiosi che imprigionano ancora il ruolo femminile.
Giuseppe Scarcella