AltoVicentinOnline

Catturato e ucciso un rarissimo esemplare di civetta capogrosso

Catturata durante la notte nel roccolo Zovetto, a Roana, e lasciata lì a morire, di stenti e di freddo. Ma era un rarissimo esemplare di civetta capogrosso, specie protetta a livello europeo. Il che ha mandato su tutte le furie l’eurodeputato del Pd Andrea Zanoni che ha scritto alla Provincia di Vicenza, informando dell’accaduto la Commissione Europea e l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

“È stato ucciso un rarissimo esemplare di Aegolius funereus, catturato con i soldi dei contribuenti – ha scritto l’eurodeputato -. Le sei Province venete hanno speso quest’anno per gli impianti di cattura addirittura 200 mila euro. Quello che è accaduto è gravissimo e dimostra la totale assenza di controlli in strutture di cattura che operano in totale spregio delle normative europee. Invito Wwf, Lipu, Enpa, Lac, Anpana e Lav a costituirsi parte civile nel processo a carico dei responsabili di un atto tanto grave”.

L’episodio è accaduto nella notte tra il 10 e l’11 dicembre 2013, nell’impianto di cattura Zovetto in località Monte Zovetto nel Comune di Roana (VI). Il povero uccello è morto dopo essere rimasto intrappolato durante la notte nell’impianto lasciato attivo ed incustodito. E già il 19 dicembre 2013, Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, ha presentato una domanda di accesso agli atti alla Provincia di Vicenza e, in particolare, al Commissario Straordinario Attilio Schneck e, contemporaneamente, ha informato del grave fatto accaduto l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e la Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. Nel documento l’eurodeputato ha chiesto di ottenere copia degli atti riguardanti la cattura dello sfortunato animale poi deceduto, di sapere se l’Amministrazione, tramite il Comando della Polizia Provinciale di Vicenza, avesse adottato misure sanzionatorie nei confronti dei responsabili dell’impianto di cattura, se l’impianto fosse stato chiuso e se si fosse provveduto a dare notizia di reato, ai sensi del Codice di Procedura Penale, per i reati di cattura e uccisione di fauna particolarmente protetta in base all’articolo 30 della Legge sulla caccia 157 del 1992 e per il reato di maltrattamento di animali. Infine, chiedeva quali provvedimenti l’Amministrazione  provinciale intendesse intraprendere affinché casi simili di omesso controllo di impianti di cattura attivi non si verifichino negli altri 15 autorizzati e funzionanti nella Provincia di Vicenza.

Il 10 gennaio 2014, il Settore Gestione delle Risorse faunistiche della Provincia di Vicenza ha fatto sapere, in risposta all’eurodeputato Zanoni, che il 19 dicembre 2013 del fatto era stata data informativa alla Procura della Repubblica del Tribunale di Vicenza, che l’impianto di cattura era stato chiuso l’11 dicembre 2013 e che si era avviato il procedimento per l’irrogazione delle sanzioni previste dalla eventualmente accertata inadempienza contrattuale da parte del gestore del roccolo.

“La morte di un raro esemplare di Civetta capogrosso è un fatto gravissimo – ha spiegato ancora Zanoni -. Si tratta di una specie superprotetta sia dalla Legge sulla caccia 157 del 1992 sia dalla Convenzione di Washington, la Cites, che dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE. Il povero animale è rimasto intrappolato per tutta la notte, morendo di stenti e per assideramento. Ricordo che la Commissione europea ha già più volte accusato la pratica della cattura di richiami vivi. Il tutto avviene poi senza controlli serrati negli impianti e a spese dei cittadini. Vorrei solo ricordare che per i nuovi impianti di cattura in questa stagione venatoria le sei Province venete hanno speso circa 200 mila euro di fondi pubblici”.

In particolare, la Provincia di Vicenza, con delibera del Commissario Straordinario 183 del 6 settembre 2013 e le determine del Dirigente numero 776 e numero 777 dell’11 settembre 2013, ha visto attivare 16 impianti di cattura con una spesa dichiarata di circa 114 mila euro che comprende interventi per l’attivazione di nuovi impianti o di adeguamento strutturale, funzionamento dei Centri di distribuzione e cessione, servizio di call center (per 32.670 euro), acquisto di beni di consumo (gabbie, reti, mangimi, trasporto) e compensi degli operatori.

“Nonostante i moniti dell’Ue e i continui pareri contrari dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – accusa infine l’eurodeputato – le Province e la Regione Veneto continuano ad autorizzare impianti di cattura muniti delle reti da uccellagione, mezzo di cattura non selettivo, vietato dall’articolo 8 della Direttiva ‘Uccelli’ 2009/147/CE”.

di redazione Thiene on line