Quest’anno il solstizio d’inverno ricade il 22 dicembre ma non è sempre così. Ogni dodici mesi, infatti, ritarda di 6 ore e quindi può coincidere anche con il 20 o il 21 dicembre per poi riallinearsi, ogni quattro anni, con l’anno bisestile.
Alle 5.19 è finito l’autunno ed è iniziato l’inverno nel giorno più corto e buio dell’anno, della durata di circa 8/9 ore. In passato questo giorno era circondato da un’aura di mistero ed erano numerose, tra i popoli antichi, le leggende, le tradizioni e persino le superstizioni che lo accompagnavano.
Nelle religioni pagane le tenebre avevano il sopravvento sulla luce, ma non era sinonimo di paura e terrore. In realtà il solstizio d’inverno era festeggiato come l’inizio della bella stagione e il momento a partire dal quale il tempo e il Sole si fermavano (dal latino solstitium vuol dire proprio questo) e le giornate diventavano più lunghe.
Tra gli antichi popoli precristiani il solstizio d’invernoassomigliava molto da vicino al Natale. Tra i celti si festeggiava lo Yule, la festa della luce appunto, nel corso del quale si riunivano sotto un pino bevendo del vino e mangiando carne per dare il benvenuto alla nuova stagione feconda.
Anche Stonehenge fu costruito proprio per celebrare questo giorno così speciale: le pietre sono allineate per godere appieno del tramonto suggestivo che segna non la fine ma l’inizio e lo sprigionarsi della luce. I druidi moderni, ancora oggi, in occasioni a metà tra tradizione, folklore e rievocazione, si riuniscono all’interno del cerchio di Stonehenge per accogliere il nuovo inverno.
I romani invece festeggiavano il Sol Invictus, cioè il Sole Invicibile, che riusciva a risorgere dalle tenebre. Questo periodo coincideva anche con i Saturnalia, durante i quali ci si scambiavano doni (come sotto l’albero di Natale) e servi e padroni invertivano i loro ruoli per ristabilire uguaglianza e parità di diritti.
Il solstizio d’inverno assume grande valore anche in Oriente. Nell’arco della giornata Ying – simbolo di freddo e oscurità – si avvicina a Yang – luce e calore – fino a ricongiungersi ad esso.
I miti del giorno più corto dell’anno si accompagnano anche a simboli e rituali come quello di adornare la casa con una decorazione portafortuna come il vischio, pianta senza radici simbolo di rigenerazione. O ancora di addobbare un albero sempreverde.