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Orfana di femminicidio, Valentina Belvisi, ospite in Rai racconta la nuova vita Thiene dove ha trovato un po’ di pace

“Ho dovuto pulire il suo sangue”, così inizia il racconto di Valentina Belvisi ospite al programma “La Volta Buona” su Rai Uno, che oggi vive a Thiene. Nata e cresciuta a Milano, Valentina ha subito un trauma inimmaginabile il 15 gennaio 2017, quando ha perso la madre in circostanze così violente. A soli 24 anni, Valentina è rimasta tragicamente orfana della madre, Rosanna Belvisi, nata a Trapani il 6 marzo 1955, uccisa dal marito con 29 coltellate.

Quel giorno era rientrata da un breve viaggio e per caso stava guardando la tv. Le si è gelato il sangue quando ha sentito la notizia della morte di sua madre al telegiornale. Nonostante il padre, Luigi Messina, sia ancora vivo, Valentina lo considera come se non lo fosse mai stato. “Non lo chiamo più papà e ho cambiato il mio cognome con quello di mia madre.” confida Valentina in trasmissione. Un padre ‘violento e prevaricatore’, un uomo che ha strappato la vita a Rosanna, la migliore amica e madre di Valentina e che non ha mai mostrato pentimento per il suo gesto atroce. ‘Quel giorno ero in Svizzera, avevo preso due giorni di pausa dopo aver scoperto che Luigi aveva un’amante e un bambino di due anni e mezzo, me li ha portati sotto casa. La somiglianza con me era sconvolgente. Mi ha detto ‘ti presento tuo fratello’. Tutti sapevano che aveva un’amante da circa cinque anni, tutti tranne me e mia madre.’

Uno vero shock per Valentina e per la freddezza di quell’uomo che le aveva appena confessato di aver tenuto per così tanto tempo il piede in due scarpe. Un uomo ‘mantenuto’ dalla moglie Rosanna che lavorava all’INPS di Milano e dallo stipendio della figlia. ‘Lo stipendio di mia madre era gestito da lui e questo mi faceva rabbia’ ha spiegato la donna.

Dopo l’annuncio della doppia vita del marito, per Rosanna e la figlia inizia il tormento e una vera guerra familiare, ma l’intento di Rosanna è quello di cercare di mantenere una routine che aveva tanto faticato a stabilire. Così, marito e moglie fanno un viaggio a Pantelleria. Tuttavia, da una foto inviatale dalla madre, Valentina vede una donna incapace di sfuggire a un marito e a un matrimonio malato e violento. Era proprio così. Non è riuscita a fuggire dalla trappola che, per la seconda volta, Luigi le aveva architettato, e questa volta fu letale.

Dopo un mese dalla morte della madre, Valentina è dovuta tornare in quella casa dell’orrore. Nessuno si era preoccupato di ripulirla dal sangue lasciato dal femminicidio; lo ha dovuto fare lei stessa.

“Sapevo che Luigi non avrebbe preso l’ergastolo perché aveva confessato, ma speravo almeno in 30 anni; invece, quando Luigi ha saputo che la sentenza era di 18 anni, ha esclamato: ‘Così tanti ne ho presi?’”

Trasferitasi a Thiene per cercare un nuovo inizio, oggi, a 31 anni, è madre di un bambino di quattro anni e lavora attivamente come ambasciatrice per l’associazione ‘Edela’, impegnata nel supporto a donne e orfani di femminicidio. In Veneto ha conosciuto suo marito, l’amore della sua vita, con il quale ha costruito una famiglia. ‘Ho conquistato una felicità a piccole dosi, grazie anche alla pazienza di mio marito; all’inizio ero molto diffidente.”

Nonostante il peso del passato, Valentina ha trovato la forza di trasformare il suo dolore in un messaggio di speranza e resistenza. “Nel novembre 2023, per la prima volta, sono andata a parlare ai ragazzi di una scuola superiore a Thiene, in provincia di Vicenza, dove vivo. Mi hanno ascoltato con grande attenzione,” racconta Valentina. Queste interazioni le permettono non solo di elaborare il proprio lutto, ma anche di educare le giovani generazioni sull’importanza di riconoscere e contrastare la violenza domestica.

La vita di Valentina è un costante tentativo di trovare equilibrio e pace, nonostante il dolore e l’orrore che hanno segnato la sua esistenza fin da quando era piccola. La sua storia è un esempio di come si può cercare di ricostruire una vita spezzata, trovando sostegno nella comunità e nell’impegno sociale, e come, anche nelle circostanze più tragiche, si possano trovare vie per la rinascita e la speranza.

Laura San Brunone

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