Incremento il massimale dei medici a 1800 assistiti, su base volontaria. Lo ha deliberato la Regione Veneto per provare a risolvere il problema della mancanza di medici di base. Circa 500 quelli che mancano in tutte le province, nessuna esclusa, con interi paesi che sono scoperti. Drammatica la situazione nelle aree montane, con una popolazione anziana, che sembra abbandonata ormai da mesi.
Sempre più laureati e medici, sempre meno professionisti nella sanità pubblica ed il fenomeno è diventato esplosivo con la pandemia . L’emergenza ha messo in risalto quanto veniva denunciato da anni ed è rimasto inascoltato: la carenza di risorse nel Servizio sanitario nazionale, l’insieme dei servizi e delle attività per la salute pubblica dei cittadini.
Il sistema sembra già sull’orlo dell’implosione, con scenari anche più cupi sul breve termine. Secondo le stime di Anaao-Assomed, un’associazione che raccoglie i medici dirigenti, il sistema sanitari nazionale rischia di fare i conti con un deficit dai 10mila ai 24mila camici bianchi nell’arco di un quadriennio. Ma in Italia c’è davvero una «carenza di medici», o è un problema che si manifesta solo nelle strutture pubbliche? E come si è venuto a creare il gap? Ormai, la situazione è quella che è e data la drammaticità di alcune zone, la Regione Veneto è corsa ai ripari con la delibera approvata su volere dell’assessore Manuela Lanzarin.
L’atto è stato illustrato nel corso del punto stampa di oggi del Presidente Luca Zaia, nel quale si è fatto il punto sulla situazione legata alla pandemia.
La delibera regionale ripercorre le varie situazioni nazionali e locali che hanno portato all’attuale carenza e ricorda che, per cercare di risolvere tali criticità, sono state presentate alcune proposte di integrazione all’Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale, chiedendo che vengano previste specifiche forme di incentivazione all’accettazione e/o penalizzazioni in caso di mancata accettazione o successiva rinuncia alle zone carenti /vacanti. Il tutto, peraltro, deve trovare una definizione a livello nazionale nell’ottica dell’uniformità e omogeneità tra le Regioni.
La situazione legata al covid è però di vera e propria emergenza, e la Giunta veneta ha assunto una serie di decisioni temporanee ed eccezionali, valide, comunque, non oltre il 31 dicembre 2022, con una previsione di spesa massima di circa 52 milioni di euro.
Su base volontaria, e prevista la possibilità dell’aumento da 1.500 a 1.800 assistiti per ogni medico di medicina generale in attività; un’integrazione regionale all’indennità annua per avere il collaboratore di studio pari a due euro per assistito in carico; per quanto riguarda i medici di continuità assistenziale è previsto un aumento del compenso previsto dall’Accordo Integrativo Regionale da 32 a 40 euro lordi l’ora.
Da parte regionale, verrà istituito un Tavolo di confronto con le Organizzazioni Sindacali per la Medicina Generale per formulare ulteriori indirizzi per la soluzione delle problematiche nel contesto della Continuità Assistenziale.
di Redazione AltovicentinOnline