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Ulss 7. Dimezzati i compensi delle guardie mediche. E poi c’è chi si lamenta perchè c’è carenza di dottori

di Natalia Bandiera

Quello che ci si chiede è se è normale che in un momento così drammatico per la carenza dei medici di base, con interi paesi scoperti, con l’Alto Vicentino che risulta essere la zona più disagiata del Veneto dopo Belluno, si dimezzino i compensi delle guardie mediche. Con il conseguente fuggi-fuggi per una mortificazione economica, che induce gli specializzandi ad andare via. Eppure è così e ‘carta canta’.

Con una pec siglata dal dg Carlo Bramezza si mette al corrente i medici della continuità assistenziale, che forniscono un servizio essenziale specie nelle aree di montagna, che il compenso da 40euro passa a 23 euro l’ora. 40 euro l’ora solo per le ore eccedenti cioè se fai 9 turni, 8 te li pagano 23 euro l’ora mentre il nono te lo pagano 40. Il problema è che in guardia medica ormai il 99% dei medici sono specializzandi che non riescono a fare più  di 6 turni perché sono in ospedale la maggior parte del mese.

Intendeva questo la Regione Veneto quando parlava di puntare  sugli specializzandi per salvare il sistema sanitario? Sfruttarli e mal pagarli?

Il provvedimento è stato un fulmine a ciel sereno per i medici della guardia medica, che stanno abbandonando i loro incarichi, demotivati da un clima che fa perdere entusiasmo per una professione, che andrebbe incoraggiata in un momento epocale. Un momento delicato, in cui i camici bianchi sembrano l’ultima ruota del carro di una società, in cui il valore salute sembra non contare più, se sottopaghi chi ha studiato con sacrificio, chi ha le sorti della vita umana in mano. Medici lasciati soli con aggressioni verbali e fisiche, minacce e urla. Per i dottori che lavorano in prima linea sul territorio c’è spesso un rischio sicurezza. Lo è soprattutto  per le guardie mediche che la notte lavorano senza colleghi e in ambulatori di aree montane.

Non passa giorno che le cronache non riportino di episodi di violenza ai danni di quei camici bianchi che sono il primo punto di riferimento dei cittadini in difficoltà. Eppure, è così che si è deciso di trattarli, dimezzando i loro compensi, costringendoli ad andare via, frustrati non solo dal trattamento che viene riservato loro dai cittadini intolleranti, ma anche dai vertici stessi delle aziende sanitarie che anzichè difenderli, li penalizzano sempre più.  Eppure loro sono sempre quelli più disponibili, quando c’è da coprire due ambulatori contemporaneamente. C’è da lavorare ore e ore di fila e lattenzione inevitabilmente cala, perché la stanchezza è tanta.  Si ha un aumento del rischio medico-legale importante. Guadagnare una miseria per lavorare di notte, di sabato, di domenica, a Natale, Capodanno, Pasqua, Pasquetta, Ferragosto, quando uno vorrebbe starsene a casa in famiglia.

Nelle altre regioni d’Italia, molti sindaci hanno difeso strenuamente i presidi territoriali, necessari soprattutto nei paesi più piccoli. Cinque giorni fa, in un piccolo paese della Calabria, un sindaco coraggioso ha querelato la Regione per interruzione di pubblico servizio, dato che data la carenza di medici, la continuità assistenziale non era garantita secondo le esigenze dei suoi concittadini. Alla luce di questo provvedimento emesso dall’Ulss 7 e che prevede la mortificazione economica dei nostri medici, qualcuno alzerà il capo ? Qualche sindaco farà presente che questo metterà a rischio i servizi negli ambulatori di guardia medica? Qualcuno si degnerà di parlarne con il direttore generale?

Che ripercussioni avrà adesso questo provvedimento sui nostri medici di guardia? Non meravigliamoci se andranno via, almeno.