È una storia di resilienza, determinazione e speranza quella di Stefano Ruaro, atleta di Schio che, a 58 anni, è diventato il primo italiano affetto dal morbo di Parkinson a completare l’Ironman di Cervia, uno degli eventi più impegnativi del triathlon mondiale. Questo traguardo straordinario è solo l’ultimo di una serie di conquiste che dimostrano la forza indomita di un uomo che ha deciso di non arrendersi di fronte alla malattia, ma di trasformarla in un’opportunità per se stesso e per gli altri. Il presidente della Regione Veneto, un paio di ore fa, gli ha dedicato un post sui social molto toccante, descrivendolo come un orgoglio per tutti noi.
Stefano, che ha ricevuto la diagnosi di Parkinson qualche anno fa, ha affrontato la sfida dell’Ironman – un triathlon di lunga distanza che include 3,8 km di nuoto, 180 km di ciclismo e 42 km di corsa – con una preparazione che ha richiesto mesi di allenamenti intensi, ma anche una grande dose di volontà e di coraggio. «Volevo dimostrare a me stesso e a tutti che la malattia non deve limitare la vita, che si può andare oltre e continuare a sognare e a realizzare obiettivi ambiziosi», afferma Ruaro, il cui sorriso non tradisce la fatica, ma al contrario è il simbolo di una vittoria molto più grande.
Concludere l’Ironman in 14 ore è stato un successo personale, ma la sua vera missione è più grande. Non contento di essersi fermato lì, Stefano ha partecipato anche all’XTERRA World Championship, una delle competizioni di triathlon più dure al mondo, riservata a chi è pronto a sfidare i propri limiti in contesti estremi. La sua partecipazione a queste gare internazionali ha reso Ruaro un esempio per molti, dimostrando che il Parkinson non è una condanna, ma una sfida che si può affrontare con la giusta mentalità.
Indomitri: il gruppo che cambia la vita
Il gruppo è cresciuto nel tempo, raccogliendo sempre più adesioni da parte di persone con malattie degenerative e disabilità. Insieme, praticano sport, si sostengono e si incoraggiano a vicenda, creando un ambiente positivo e motivante. La bellezza di Indomitri sta nel fatto che non è solo un luogo fisico di allenamento, ma un movimento che offre anche un forte supporto emotivo, psicologico e sociale.
Il sogno di “Hopen Space”
Ma Stefano non si ferma qui. Il suo sogno è quello di aprire a Schio una palestra inclusiva, che porti il nome di “Hopen Space” – un luogo dove lo sport diventa terapia, supporto e rigenerazione. «Hopen» deriva dal termine inglese “hope” (speranza), e Stefano lo vede come un simbolo di rinascita per chi vive con malattie degenerative, disabilità o difficoltà psicologiche.
La palestra sarà pensata per accogliere persone di tutte le età e condizioni fisiche, ma anche i loro caregiver, con un approccio personalizzato che mira a migliorare la qualità della vita attraverso l’attività fisica, la socializzazione e il benessere psicologico. Indipendentemente dalle proprie difficoltà, può trarre benefici dall’attività fisica e dall’interazione con gli altri.