Aumentano costantemente le situazioni di emergenza che richiedono un intervento immediato. Questa è la fotografia generale dell’attività del centro antiviolenza Sportello Donna “Maria Grazia Cutuli” di Schio per l’anno in corso.
Da inizio 2021, su un totale di 232 nuove segnalazioni di violenze e soprusi nei confronti delle donne (+ 47 rispetto al 2020) il 43% avviene da parte di terzi come pronto soccorso, forze dell’ordine, medici di base, servizi sociali. «Spesso sono casi che richiedono un intervento tempestivo – spiegano dallo sportello di via Pasini –. Alcune di queste donne vengono accolte in strutture di Pronta Accoglienza del territorio, altre trovano rifugio presso le proprie reti amicali o familiari, altre rientrano nella propria abitazione ma necessitano al più presto di una valutazione del rischio approfondita e un aiuto per elaborare un piano di sicurezza per sé e per gli eventuali figli. Per quanto riguarda il numero di segnalazioni in crescita rispetto allo scorso anno crediamo sia correlato da un lato al lockdown del 2020 che ha bloccato inizialmente le richieste di aiuto, dall’altro alla sempre maggior competenza dei servizi territoriali nell’intercettare le situazioni attivando la rete antiviolenza».
ALCUNI DATI. In occasione del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Centro “Maria Grazia Cutuli” come ogni anno fa il punto della situazione sulle sue attività per mantenere alta l’attenzione sul tema della violenza di genere. Da gennaio 2021 il centro ha seguito 110 donne in percorsi di presa in carico (di cui 65 nuovi e 45 già attivati negli anni scorsi) allontanandole dall’ambiente violento e supportandole nell’empowerment. L’età media è di 41,7 anni (risultano anche 10 ragazze con meno di 25 anni e una donna over 80) e per il 56% sono donne con cittadinanza italiana. Su 110 quelle residenti a Schio sono 56 (il restante vive in altri comuni del distretto 2 dell’Ulss 7 Pedemontana, con 1 caso fuori provincia).
Di 110 donne inserite in percorsi di presa in carico nel 2021, poi,66 vivevano con il compagno. Tra loro ben 93, poi, sono madri con un totale di 179 figli coinvolti (112 minori presenti).
«Il lavoro di presa in carico delle donne vittime di violenza non si esaurisce nell’allontanamento dal compagno violento ma si protrae, spesso per anni. Dopo la chiusura di una relazione violenta spesso la donna deve ricostruire la propria vita sociale e lavorativa, ricomporre la propria immagine di sé per ritrovare un senso di autostima e autoefficacia, deve affrontare i danni che la violenza ha prodotto sul proprio corpo e sulla propria psiche, sulle relazioni con gli altri, sulle relazioni con i propri figli – spiegano le operatrici del centro che quest’anno compie 20 anni di attività –. Nella maggior parte dei casi di violenza domestica le tipologie di violenza sono molteplici. Nel 64% è presente violenza fisica, nel 89% violenza psicologica, nel 7% violenza sessuale, nel 28% violenza economica».
«L’attenzione nei confronti della violenza contro le donne è sempre molto alta. Il nostro centro antiviolenza non hai mai smesso di seguire i casi, anche in pieno lockdown. Sono stati fatti diversi inserimenti in casa rifugio e le donne sono state sostenute anche a distanza. Un lavoro che prosegue anche quest’anno, che vede un incremento dei numeri – dice il vicesindaco e assessore al sociale, Cristina Marigo -. Mi auguro che anche nel resto del territorio ci sia la stessa sensibilità e prontezza nei confronti di questo tema. E che ci sia una vicinanza costante nei confronti di quante subiscono violenze e soprusi anche dopo l’intervento nel momento di emergenza».
CASA RIFUGIO. Nel 2021 sono state accolte in casa rifugio 8 donne, di cui 3 sole mentre le altre 5 erano accompagnate dai loro figli minori per un totale di 10 bambini e ragazzi. Delle 8 accolte, 2 erano italiane mentre le altre sono provenienti da altri Paesi (Vietnam, Nigeria, Bangladesh, Romania, Cina). Di queste situazioni, 3 sono ancora attualmente accolte in casa rifugio mentre le altre hanno proseguito in percorsi diversi: 1 donna è rientrata nella casa coniugale, 1 donna ha trovato una nuova soluzione abitativa da alcuni parenti in un’altra regione, 3 donne hanno proseguito l’accoglienza in altre strutture considerate più idonee al loro percorso.