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Altro che Case di Comunità, in Veneto mancano 700 medici di famiglia e si ingolfano i Pronto Soccorso

“Chiederemo di convocare in audizione le rappresentanze di tutte le categorie, dai medici di famiglia agli ospedalieri, a partire da chi opera nei reparti di emergenza. Lo stato di agitazione che attraversa ormai tutto il sistema veneto va affrontato in modo aperto e con il massimo coinvolgimento”.
A denunciarlo è la consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon.
“In Veneto la situazione è particolarmente critica. Dei 4 milioni di accessi in codice bianco ai Pronto soccorso italiani, un milione viene registrato in Veneto. La mancanza di 700 medici di famiglia su un fabbisogno di 3.300 sta portando il Pronto Soccorso a fare da sostitutivo del medico di famiglia. Questo quadro conferma che il sistema attuale non è in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini”.
Secondo l’esponente dem “Non è assolutamente sufficiente, per risolvere le carenze sanitarie territoriali,  chiedere ai medici di famiglia di fare ore in più all’ interno delle nuove Case di Comunità, come anticipato dal Ministro. Serve una vera riforma e misure per rendere la professione attrattiva”.
A questo proposito Bigon annuncia la presentazione di una mozione con una serie di proposte: equiparare il trattamento economico dei professionisti in formazione  in medicina generale a quello degli altri specializzandi universitari; creare un dipartimento integrato tra Università e sistema sanitario regionale per attuare il progetto di legge che abbiamo depositato per trasformare in universitaria la formazione dei medici di famiglia; legare la formazione alla richiesta di svolgere l’attività professionale presso la Regione Veneto per un certo numero di anni, da concordare con le categorie; fornire supporto amministrativo ed infermieristico. Si dovrà inoltre affrontare immediatamente il nodo dell’organizzazione delle Case della Comunità, che non può limitarsi ad un surplus di qualche ora richiesto agli stessi medici, già in difficoltà”
“Di pari passo vanno rivisti i reparti di Pronto Soccorso che non possono essere sempre di più appaltati, ma devono essere sicuri e rispondere ad esigenze di qualità lavorativa. La Regione – conclude Bigon – faccia ora la sua parte per garantire un futuro sostenibile alla professione di medico di famiglia e, di conseguenza, migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria per tutti i cittadini. Iniziamo dal sentire tutte le categorie in commissione”.