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Va a prendere figli a scuola e non ci sono più: la storia di mamma Francesca

È la solita storia: una perizia che certifica ‘la madre malevola e alienante‘ e due minori mai ascoltati. Così due fratellini lombardi, di 9 e 8 anni, sono diventati vittime di un caso unico: due prelevamenti per mano di servizi sociali e Tribunali a distanza di due anni l’uno dall’altro. Con traumi per la loro vita che nessuno, a quanto pare e come di solito accade, certificherà mai. Per questo la storia di mamma Francesca diventerà presto anche un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
I due fratellini sono stati allontanati nel 2022 per 43 giorni dal nucleo familiare materno con modalità che sono state già allora denunciate in tv, con le forze dell’ordine contro la stessa madre e i nonni e i due bambini asserragliati nella villetta e terrorizzati che fuggivano da un piano all’altro (Qui il video). La Corte d’Appello di Venezia li ricollocherà con decreto di dicembre presso la casa materna. In virtù del ricorso in Cassazione del padre, la vicenda torna in secondo grado e con un nuovo decreto dell’ottobre 2024 i bambini sono stati nuovamente prelevati, questa volta da scuola, e collocati in una comunità educativa.

“Non sono mai stati auditi– denuncia la mamma Francesca- nemmeno a seguito dei due prelievi basati su una teoria ascientifica, l’alienazione parentale, definita tale dalla Cassazione e dalla riforma Cartabia. Non solo, i bambini non sono mai stati visti nemmeno dalla Curatrice nominata dal Tribunale di Venezia che, pur non avendoli mai incontrati dal periodo della sua nomina nei due lassi temporali, antecedenti il prelievo e dopo il prelievo, non si è nemmeno mai interfacciata con la scuola frequentata, gli insegnati e l’ambiente in cui vivevano i bambini con impegno e risultato, eppur tuttavia producendo memorie per il Tribunale. Si è opposta da sempre a qualsiasi mia richiesta di ascolto dei minori“.

Peraltro nella storia di mamma Francesca il Ctu della perizia che la descrive alienante è già noto alle cronache per essere stata il Ctu del famoso caso di Cittadella: il bambino preso mani e piedi davanti alla scuola come un detenuto per esser strappato alla mamma, dalla quale tornerà da grande.
Nemmeno in sede penale i bambini sono mai stati sentiti– ricorda ancora la mamma dei fratellini, che “nel 2020 ha presentato “un esposto per abusi verso il padre dei bambini a seguito di alcune affermazioni e atteggiamenti dei bambini”. Il magistrato di Venezia, racconta intervistata dalla Dire, “bloccò l’iniziativa. I minori non furono auditi, venne rigettata la possibilità di effettuare un incidente probatorio. Il Ctu- denuncia ancora Francesca- non audì mai i minori ed il Tribunale civile scrisse nel decreto del 5 maggio 2021 che tale compito, sentire i minori sui presunti abusi non spettava al Tribunale, né al tecnico nominato”.

Il caso dei fratellini di Brescia è suo malgrado un caso di scuola: il penale scompare nel civile, il civile non si prende la briga nemmeno con dei periti di esplorare il disagio vissuto da due minori. La verità, i fatti non entrano nel civile e il disagio dei bambini viene imputato con perizie copia e incolla alla manipolazione di un genitore, quasi sempre la madre. Un corto circuito, come spiegato alla Camera dei deputati in occasione della presentazione del libro ‘Senza Madre’ da Francesca Ceroni, sostituta procuratrice in Corte di Cassazione: “E’ necessario che il giudice civile si riappropri del suo ruolo per eccellenza, che è quello dell’accertamento del fatto, magari utilizzando i suoi poteri officiosi, che la riforma Cartabia ha ampliato: sentendo gli insegnanti, il pediatra, i vicini di casa”, banalmente l’archiviazione non è assoluzione.
“In data 20 gennaio 2022 a seguito d’un tentativo di prelievo coattivo messo in atto dalle forze dell’ordine di Brescia, la polizia scientifica verbalizzò le parole riportate da mio figlio maggiore che indicava il padre come violento. Anche davanti a queste dichiarazioni e la costante richiesta di audizione del bambino in sede civile e penale, mio figlio non venne mai audito e le parole del bambino vennero bollate come manipolazione materna”.
Per gli avvocati Luciano Castaldi e Alfredo Di Costanzo quella di Francesca è “una storia che sta diventando ormai paradigmatica di un modo in cui le Corti Italiane concepiscono le madri– ovvero la madre che non subisce supinamente il provvedimento considerato ingiusto ed illegittimo riguardante l’affidamento dei figli minori e che magari si azzarda a contestare giudizialmente tali provvedimenti- diventa di per sé pazza! Il non voler arrendersi a provvedimenti considerati ingiusti e il conseguente esercizio del diritto di difesa viene etichettato come conflitto e, non si comprende il perché, viene sminuito il diritto di chi chiede giustizia. Per fortuna che esiste il conflitto! Di fronte ad un’ingiustizia che vede vittime dapprima i vostri figli poi voi come madri, cosa fareste? Orbene, quello che per la Costituzione è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento, viene condannato come atto deplorevole e fastidioso. Quante volte dietro a provvedimenti ingiusti abbiamo letto frasi come ‘madre conflittuale che non ha fiducia nelle istituzioni’? Vengono invocati istituti ed uffici che molto spesso esondano dalle loro fisiologiche funzioni – vedi affidamento ai servizi sociali – e si relega la madre al ruolo della povera pazza di turno senza che venga approfondito il caso di specie“.
“Tale condizione- spiegano i legali- attiva un meccanismo malevolo in cui il cane si morde la coda: la madre, isolata dagli uffici giudiziari e dai professionisti perchè intesa pazza, si attiva da sola compiendo ovviamente, spesso, atti giudiziari irrituali e maldestri che non fanno che confermare, all’occhio degli uffici giudiziari, che la mamma abbia ‘qualcosa che non va’. Con questo caso noi reclamiamo il diritto delle mamme alla difesa senza essere considerate pazze. Reclamiamo il diritto dei minori a non vedersi strappati dalla madre in modo occulto.
Reclamiamo il diritto di una madre a poter essere indignata senza essere considerata pazza” da periti e servizi sociali.

Mamma Francesca, che continua a combattere per rivedere i suoi figli e riportarli a casa, ha presentato inoltre una petizione urgente alla Camera dei deputati per un provvedimento legislativo che riformi la legge sulle strutture etero familiari imponendo un tetto massimo agli importi devoluti per queste strutture: dove la vita di un bambino costa molto di più di quel che costa a casa dove i figli crescono nelle cure di chi li ama.