In Italia per molto tempo c’è stato un atteggiamento paternalistico e puerilizzante nella narrazione del tumore al seno, con i toni trionfalistici della prevenzione, pinkwashing ovunque e guerriere con sorrisi d’ordinanza. La verità è sempre stata nei numeri: il tumore al seno è il più frequente e la prima causa di morte oncologica nelle donne a tutte le età, con un’incidenza in continuo aumento da decenni. ‘Guarisce nel 99% dei casi se si fa prevenzione’ oppure ‘È poco più di un’influenza’: frasi come queste, ripetute per anni, non hanno aiutato ad avere consapevolezza e ad affrontare correttamente il problema in tutti i suoi aspetti, inclusa la qualità di vita e la minaccia alla vita stessa”. A dirlo la dottoressa Alberta Ferrari, chirurga senologa della Breast Unit, responsabile della struttura dipartimentale chirurgia dei tumori eredo-famigliari della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e fondatrice di aBRCadabra ETS, nel corso di una intervista rilasciata alla Dire sul tema.

Questo soprattutto perché sono le donne stesse a volerlo: “Associazioni di pazienti- sottolinea la dottoressa Ferrari- hanno chiesto e ottenuto l’istituzione della Giornata di sensibilizzazione del tumore al seno metastatico il 13 ottobre e donne famose come Shannen Doherty, ma anche meno note o anonime in Italia, hanno raccontato e raccontano tutti i giorni la loro vita con un tumore al seno metastatico: sui social, su blog, media, scrivendo libri. C’è un grande bisogno di raccontare questa realtà, che troppo a lungo è stata occultata perché non funzionale alla narrazione bellica della guerriera vincente sulla malattia. La verità è che sempre meno donne si ritrovano in questa metafora. La malattia non è una guerra, non si vince o perde niente, si cerca di vivere meglio possibile“.

Oggi la fase metastatica, pur non essendo ancora ‘guaribile’, può essere un tempo di vita attiva lungo molti anni preziosi. “E durante questi anni- fa sapere la dottoressa Ferrari- la speranza di una cura che cambi lo sguardo sul futuro e riaccenda le speranze sembra sempre più vicina. Nuovi farmaci ‘a bersaglio’, anche per le fasi avanzate di malattia, stanno realmente cambiando lo scenario e regalano anni di vita prima impensabili, sempre di più. Per questo è importante impegnarsi a raccontare questo aspetto della malattia, le sue difficoltà ma anche le speranze che oggi le donne sanno di poter avere, per cui viene richiesta una migliore presa in carico multidisciplinare per un percorso specifico, con specialisti dedicati, massimo impegno nella ricerca e pronta disponibilità di nuovi farmaci e studi clinici”.

Secondo l’ultimo Rapporto ‘I numeri del cancro’ di AIOM (edizione 2023), le donne che vivono in Italia con un tumore al seno metastatico sono 36mila, di cui il 6-7% diagnosticate all’esordio della malattia, mentre le altre dopo un intervallo molto variabile di anni.

Al link il Manifesto delle donne con tumore al seno metastatico di Europa Donna Italia: https://www.europadonna.it/manifestotsm-2/.

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