‘Quando ti trovi a fare il medico nelle missioni all’estero e a dover assistere anche dei civili, come spesso accade, non puoi fare cento, puoi fare uno, ma quell’uno in quei posti puoi farlo solo tu e fa la differenza. Questo, ad esempio, è quello che mi è capitato personalmente in Afghanistan, dove mi sono trovata a visitare donne che non avevano potuto mai essere state visitate da un medico prima di allora. Essere medici è sempre motivo di grande orgoglio ma essere medici con le stellette vale anche di più. Il senso del dovere, il senso di appartenenza è certamente quello che ci contraddistingue. È un qualcosa che si fa per il bene della collettività e con tutti i mezzi che si hanno a disposizione, a maggior ragione quando ci si trova a rappresentare il proprio Paese a migliaia di chilometri da casa e in contesti caratterizzati da instabilità, conflitti, emergenze umanitarie‘.

Lo racconta all’agenzia Dire il Tenente colonnello Paola Verde, Capo Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale (Rmas) della Divisione Aerea Sperimentazione Aeronautica e Spaziale. Le sue parole arrivano a poche ore dalla Giornata nazionale del personale sanitario, socioassistenziale e del volontariato celebrata ieri, occasione per rendere omaggio quanti operano con dedizione e professionalità per la salute e il benessere della collettività. Tra loro entra di diritto anche il personale sanitario dell’Aeronautica Militare, impegnato quotidianamente in missioni di soccorso, trasporti sanitari d’urgenza, attività a supporto dei reparti operativi della Forza Armata, sia in Italia che all’estero, e cosa che non tutti sanno, nel settore dell’addestramento al personale navigante e della sperimentazione nel campo della medicina aerospaziale. Grazie alla loro preparazione e alle tecnologie a disposizione, questi professionisti garantiscono assistenza tempestiva anche in contesti difficili, contribuendo a salvare vite e a supportare il Servizio sanitario nazionale. ‘Come medici militari dell’Aeronautica siamo relativamente giovani, il corpo sanitario aeronautico compie proprio in questi mesi 100 anni dalla sua costituzione– continua- ma da sempre ci siamo occupati della salute del personale che volava e prima degli altri abbiamo applicato i principi di selezione e abbiamo imparato a studiare le condizioni straordinarie dell’ambiente di volo. Quando nessuno ne sapeva niente e la letteratura scientifica sull’argomento non esisteva, i nostri medici hanno iniziato ad osservare e a cercare di riprodurre quelle speciali condizioni per continuare a studiarne gli effetti sul corpo e così abbiamo continuato a fare passando poi dal cielo allo spazio’.

Accanto a tutto questo ci sono numerose attività peculiari che svolge il personale sanitario dell’Aeronautica Militare. ‘Basti pensare a quanto fatto durante la pandemia da Covid-19. In quel periodo- ricorda- l’Aeronautica Militare era l’unica in grado di trasportare in alto biocontenimento i malati da un luogo all’altro, senza alcun rischio per la salute dei propri operatori

L’IDONEITA’ AL VOLO

Una parte molto importante dell’attività dell’Aeronautica Militare nel settore medico passa attraverso gli istituti medici legali, ‘in cui- spiega il Colonnello Verde- ci si occupa dell’idoneità al voloQuesto significa valutare i piloti e gli equipaggi di volo nel suo insieme e nella sua capacità di adattamento all’ambiente nel quale lavora, non si giudica solo l’eventuale problema fisico dal punto di vista medico legale ma un uomo o una donna che comunque devono riuscire a condurre in sicurezza un velivolo. Il medico aeronautico è colui che ha la competenze per ricorrere ai farmaci più idonei, per valutare gli effetti di un intervento chirurgico e l’impatto che qualsiasi tipo di problematica sanitaria può avere sulla piena capacità del personale di operare in qualsiasi condizione‘.

L’AMBIENTE SPAZIALE

Oltre all’ambiente aeronautico c’è poi quello spaziale, nel quale proprio i medici dell’Aeronautica in Italia hanno cominciato a muovere i primi passi e hanno fondato anche una delle prime associazioni scientifiche in Europa nel 1952, l’Associazione Italiana di Medicina Aeronautica e Spaziale, perchè i progressi fatti e i primi dati acquisiti potessero essere condivisi dall’intera comunità medica.
Furono i medici dell’Aeronautica, insieme ai grandi fisiologi italiani degli anni Trenta, a consentire di realizzare il record mondiale di quota con aereo ad elica ancora imbattuto (Mario Pezzi, che nel 1938 raggiunse quota 17083 metri). Per studiare la resistenza all’ipossia osservavano le anatre che nuotavano per lunghi periodi con la testa sott’acqua, poi fu costruita a Guidonia la prima camera ipobarica e fu più facile studiare gli effetti delle alte quote sull’uomo.
‘Sono passati molti anni da allora- evidenzia- ma proprio qui al Reparto Medicina Aerospaziale di Pratica di Mare continuiamo ad addestrare i nostri piloti in camera ipobarica, insegnando loro a riconoscere i rischi dell’ipossia in quota analogamente ai rischi relativi al fattore umano in volo. Questa è solo una delle attività di addestramento a cui vengono sottoposti obbligatoriamente i piloti dell’Aeronautica Militare’.
‘L’Italia- tiene poi a precisare- è un piccolo Paese rispetto a Stati Uniti e Russia, che negli anni sessanta si sfidarono per la conquista dello Spazio. Eppure anche i medici italiani avevano capito prima del 1969 come l’uomo avrebbe camminato sulla Luna‘.

L’APPORTO DELL’AERONAUTICA MILITARE ALLA COMUNITA’ SCIENTIFICA

Grazie a tutto questo l’Aeronautica Militare e il suo personale sanitario si affiancano di diritto alla comunità scientifica, apportando costantemente un piccolo ma importante contributo: lo dimostrano le sperimentazioni condotte nell’ambito delle recenti missioni spaziali con Virgin Galactic e Axiom, a cura sia del Reparto Medicina aerospaziale di Pratica di Mare, sia dell’Istituto di Medicina Aerospaziale di Milano.
‘Noi- dichiara il Tenente colonnello Paola Verde- siamo una eccellenza, talora con capacità all’avanguardia come il CeMATA di Milano, struttura civile e militare dove si studiano cose come l’invecchiamento cellulare o i meccanismi di aggressività tumorale, talora con capacità più limitate ma che studiano il pilota nel suo insieme con le sue reazioni fisiologiche e le sue capacità neurocognitive e lo fanno proprio durante il normale addestramento in camera ipobarica o sul dimostratore di disorientamento spaziale, che rappresenta uno dei problemi più gravi in volo dal punto di vista del fattore umanoI piloti militari hanno un orientamento di gran lunga superiore a quello della popolazione generale e questi studi possono dare un contributo molto importante, accedendo a informazioni e dati esclusivi’.
L’Aeronautica Militare partecipa anche a importanti gruppi di lavoro in ambito accademico e scientifico. ‘Il RMAS- informa ancora- lavora ad esempio con il Dipartimento di Neuropsicologia della Sapienza Università di Roma ma abbiamo altri partner scientifici anche a livello internazionale. Ad esempio, nelle ricerche sull’orientamento spaziale studiamo le abilità visuo-spaziali di popolazioni con caratteristiche simili e questo ci consente di capire i modelli migliori per studiare queste abilità. Si ipotizza che i piloti, proprio grazie alla selezione e all’addestramento cui sono sottoposti, possano mantenere una riserva cognitiva per più tempo rispetto alla popolazione generale che invecchia e mostra prima segni di decadimento cognitivo. Ciò, ovviamente, non esclude che i piloti possano poi andare incontro a malattie neurodegenerative‘.
Un altro studio, condotto anche con altri partner universitari e che ha coinvolto circa mille persone della popolazione generale, ha messo in evidenza che il 3% soffriva di disorientamento topografico evolutivo. ‘Queste persone, pur essendo sanissime e tutt’altro che anziane, si perdevano per strada. Se, ad esempio, incontravano un ostacolo nel percorso casa-lavoro, non sapevano più dove andare. Abbiamo studiato anche gli effetti che gli ormoni estrogeni hanno sulla popolazione femminile rispetto all’orientamento e abbiamo visto che le donne si perdono più facilmente rispetto agli uominisoprattutto durante l’età fertile, mentre migliorano questo aspetto nel periodo della menopausa‘.
L’attività di volo e gli scenari operativi in cui gli equipaggi dell’Aeronautica sono chiamati a operare sono estremamente complessi, situazioni in cui a livello psicofisico sono richieste performance e livelli di addestramento molto alto. ‘Il personale dell’Aeronautica è abituato a questa tipologia di attività, proprio perché è addestrato. Lo dimostrano, ad esempio, le missioni di evacuazione medica, MedEvac, nei teatri operativi, dove si trasportano feriti da un luogo a un altro per prestare le cure mediche necessarie. L’addestramento, dunque, non è solo di tipo sanitario ma anche psicofisico: si può dover operare in climi estremi, da quelli desertici a quelli antartici, in situazioni in cui si è sottoposti a vibrazioni, rumore, accelerazioni- conclude- ma si è addestrati, così come si è addestrati a gestire i ritmi sonno-veglia per limitare la fatica operativa’

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