Ha più merce di un supermercato cinese e la qualità di un artigiano. Mentre parla sistema i maglioncini e piega le sciarpe accarezzandole come si accarezza un cucciolo. Gli scaffali strabordano di merce, perché nelle botteghe di vicinato dei piccoli paesi, usa sempre così. ll negozio di abbigliamento Lodovico di Chiuppano è da quasi un secolo un punto di riferimento e il suo titolare, Lodovico Dal Santo, alla faccia della crisi è sorridente e soddisfatto di come vanno e cose. E sfida la grande distribuzione una semplicità disarmante: “Chi sa organizzare il proprio lavoro non ha nessun bisogno delle aperture domenicali”.
Dal Santo, ci racconta la storia del suo negozio?
A causa della Grande Guerra mia nonna Maddalena è rimasta vedova con un figlio di 1 anno. Per vivere si è rimboccata le maniche e ha aperto l’attività, che all’epoca trattava bassa merceria. Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando mio padre andò al fronte, la nonna si ammalò per la tristezza. Ma quando lui fortunatamente tornò a casa, seguì le orme di sua madre e prese in mano il negozio. Da allora, eccoci qua.
Questo è uno strano negozio di abbigliamento. In realtà ha di tutto.
Questo è il tipico negozio di vicinato e di paese. L’abbigliamento è il settore principale, per uomo, donna e bambino. Ma abbiamo di tutto, dalla biancheria per la casa all’intimo, dai pigiami al regalo. E’ per dare servizio completo ai clienti, a chi vuole fare riferimento a noi come punto vendita di fiducia. Qui, in poco spazio, si trova tutto.
Chiuppano è una piccola cittadina non propriamente turistica. Come fa un’attività come la sua a sostenersi di questi tempi?
La nostra clientela è formata al 60% da persone che arrivano da fuori. Segno che sappiamo lavorare e sappiamo dare un’offerta diversa dalla distribuzione di massa, che oggi rende tutte le città uguali. Non siamo schiavi della pubblicità, lavoriamo sul rapporto qualità/prezzo e ci identifichiamo.
Ci spieghi meglio.
I negozi in franchising di basso e medio riferimento si trovano in ogni città, con lo stesso allestimento, lo stesso prodotto e le stesse vetrine. E quegli stessi marchi si trovano nei centri commerciali. I clienti trovano le stesse cose dappertutto. Oggi ci sono pochissimi negozi che hanno un’immagine personale e diversa, con prodotto scelto dai titolari e che propongono alternative e aiutano il cliente a sviluppare un gusto personale. Noi abbiamo tutto questo.
Come riuscite a competere con la grande distribuzione, le super aperture e gli orari non stop?
Io sono un gran lavoratore e vengo da una famiglia di lavoratori. E lavorando mi sono reso conto che con meno stress si lavora molto meglio. Ho 2 commesse che lavorano part-time, hanno tempo per la famiglia e aiutano me alleggerendomi. I negozi di vicinato garantiscono posti di lavoro di qualità, con contratti veri e rispettosi per le persone. Siamo aperti dal 1926 e da allora le nostre domeniche di aperture sono 2 o 3 l’anno. Siamo sempre rimasti in piedi e questo per un semplice motivo: sappiamo lavorare e gestire la nostra attività. I centri commerciali hanno la possibilità economica di tenere aperto la domenica, noi abbiamo la testa per tenerla chiusa. Se vogliamo costruire una società sana, la domenica è per la famiglia, per la natura, l’arte e la cultura.
Ma l’affluenza di un centro commerciale in città non sarà quella del centro di Chiuppano…
Alla fine la gente è la stessa e i soldi sono quelli. Con le aperture domenicali si è registrato un calo del 20% dei consumi. Direi che è un segnale negativo. I negozi di vicinato hanno merce che vale. Oggi i clienti sono disorientati perché con l’avvento dei prodotti cinesi la gente ha perso il senso del valore dei prodotti. E poi vuole mettere la soddisfazione di fare shopping in un centro cittadino, incontrando la gente e godendo il paesaggio?
Qual è la ricetta del suo successo?
La passione per il lavoro e l’amore per la vita. Sono ragioniere, ma amo il contatto con la gente, usare la fantasia e la creatività. Mi piace scegliere e anche consigliare i miei clienti a tirare fuori il bello che hanno dentro ed esprimerlo fuori con l’abbigliamento. Non forziamo l’acquisto, ci limitiamo a suggerire con buon gusto e simpatia.
Come immagina questo Natale?
Come il precedente. La gente adesso spende per cose utili e cerca un rapporto tra la qualità e il prezzo di ciò che compera. Per il resto, aspetta le svendite. Però c’è un aspetto bello della crisi. La gente ha riscoperto la vita vera, le emozioni e la bellezza della natura. Siamo cresciuti nell’abbondanza e prima c’era troppo. Ogni sera, prima di andare a letto faccio una riflessione: quando si ha l’indispensabile, quando si ha la famiglia, la salute, un lavoro e dei rapporti umani, che cos’altro si deve volere di più?
Anna Bianchini