Sarà che non ci sono più le mezze stagioni (avete visto la neve sui monti?), sarà che il riscaldamento climatico sta sempre più anticipando le vendemmie, sarà… ma da quest’anno il vino Novello potrà essere bevuto una settimana prima, già a partire dal 30 ottobre.
Una novità che forse non riscalderà gli animi dei grandi degustatori che hanno sempre snobbato questa tipologia considerata come un “vinello”; Troppo tecnologico, costruito, prodotto più per i vantaggi finanziari che offre al produttore che per il gusto del consumatore.
Tuttavia, anche se con numeri ridimensionati rispetto a qualche anno fa dove, proprio a Vicenza si svolgeva la fiera nazionale con oltre 200 produttori, il vino Novello rappresenta un’importante realtà. Il Veneto infatti, con i suoi quasi 2 milioni di bottiglie sui 6 milioni di bottiglie italiane, è la regione dove se ne produce di più. Il giro d’affari anche se in forte contrazione rispetto al passato si aggira attorno ai 30 milioni di euro (dati Coldiretti 2011).
Come in tutte le altre tipologie anche il Novello pur essendo nella sua essenza un prodotto semplice, ha buonissime etichette che sono ideali per accompagnare, come la tradizione impone, il prodotto principe di stagione: le caldarroste, ma ci si può sbizzarrire anche in simpatici e disimpegnativi abbinamenti con piatti più importati come arrosti o stagionali spiedi di selvaggina.
Tradizionalmente è un prodotto popolare, con prezzi davvero interessanti. Insomma dato il trend contemporaneo di bere “leggero” e visto che la crisi ci impone sempre più attenzione a ciò che spendiamo, il Novello potrebbe trovare ancora più di qualche estimatore, nella speranza che nel frattempo qualche serio produttore ripensi a riqualificare la sua immagine.
Ma perché il Novello ha queste caratteristiche? Il vino Novello nasce da una vinificazione particolare definita “macerazione carbonica”. L’uva anziché essere pigiata viene vinificata intera in un serbatoio ermetico in cui, tolta l’aria sostituita dalla CO2, macera (da cui il nome) per una decina di giorni. La vinificazione in questo ambiente particolare determina l’estrazione nel mosto di aromi fruttati di frutti di bosco e fragola che sono caratteristici del vino ed al contempo non permette l’estrazione di sapori “duri” del tannino rendendo il vino, al contrario delle vinificazioni tradizionali, già pronto e gradevole all’atto della svinatura.
Varie le manifestazioni, anche nelle cantine breganzesi, che nei prossimi giorni daranno il benvenuto al primo vino della vendemmia 2012.
Alberto Brazzale