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Vini veneti al primo posto. Vanno difesi dalla Cina

“Anche il governo italiano deve attivarsi subito, e a tutti i livelli, per evitare che si concretizzi la minaccia cinese di dazi alle importazioni di vino, come ritorsione ai dazi europei sui pannelli solari attivi. L’agricoltura di valore e di immagine come l’enologia del vecchio continente, e in particolare quella veneta che esporta una quantità di vini e mostri peri ad oltre il 60 per cento di quello che produce, non può diventare merce di scambio per partite industriali dove abbiamo problemi”.

E’ la richiesta di Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, prima regione produttrice d’Italia con oltre 8 milioni di ettolitri l’anno, la quasi totalità e denominazione, con un export che da solo (un miliardo 440 milioni di euro) copre circa il 31 per cento dell’intero valore delle esportazioni nazionali di settore.

“Da una vicenda del genere noi certo saremmo i più penalizzati – ha affermato Manzato – senza colpa alcuna e temo anche senza ritorno effettivo per l’economia europea, mentre rischiamo di aprire una guerra commerciale che in questo momento annienterebbe il Made in Italy. Tutto questo, poi, capiterebbe in una fase non solo di grande apertura del nostro export di valore, ma mentre sono già programmate proprio con la Fondazione Italia Cina iniziative molto forti nei confronti di quel mercato asiatico, che guarda con attenzione all’ “italian style” e che continua a crescere mentre noi siamo in piena recessione. Abbiamo protocolli di collaborazione e scambio con due regioni cinesi che in termini di abitanti contano circa un quarto dell’itera Europa. Non facciamoci del male e anzi preveniamo conseguenze negative: dal punto di vista economico oggi un battito d’ala di farfalla in Cina può provocare da noi un disastro’

di Redazione Thiene on line