“La vendemmia 2024, appena iniziata, si preannuncia positiva, con sanità ottima ed un buon grado zuccherino. Come di consueto la raccolta è iniziata con Pinot grigio, Pinot bianco, Pinot nero e Chardonnay ed è auspicabile che possiamo contare su nottate non troppo calde e giornate soleggiate, così da poter produrre un vino di qualità”. Con queste parole il presidente della Consulta vitivinicola di Coldiretti Vicenza, Claudio Zambon, annuncia la raccolta del primo grappolo d’uva nel territorio berico, quindi l’avvio della vendemmia, in anticipo di circa una settimana rispetto all’anno scorso.
La qualità dell’uva è buona, quindi non resta che incrociare le dita e sperare nel meteo. “Con le piogge dell’ultima settimana i grappoli hanno raggiunto un’ottima uniformità di maturazione – aggiunge il presidente Zambon – quindi non rimane che sperare nelle buone condizioni atmosferiche”.
Il meteo, infatti, ha rappresentato anche quest’anno l’ago della bilancia, non soltanto nel Vicentino ed in Veneto in genere. L’Italia nel 2024 è decisamente spaccata in due. Il Meridione è stato assediato dalla siccità, con le viti che sembrano aver resistito più delle altre colture, mentre il caldo ha bloccato sul nascere il rischio peronospora, che lo scorso anno è costata al Vigneto Italia ben 11 milioni di ettolitri in meno. La qualità delle uve è, dunque, ottima, con un alto livello qualitativo e l’arrivo della pioggia potrebbe assicurare un buon risultato produttivo. Al Nord le incognite sono legate al maltempo, con nubifragi e grandinate che si sono abbattuti sui vigneti, con i viticoltori che dovranno stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina. Fortunatamente, almeno per il momento, le grandinate nel Vicentino sembrano aver risparmiato le zone vocate quindi non dovrebbero esserci ripercussioni sulla produzione. Il meteo pesa, peraltro, anche sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi e dalle malattie, con un aggravio notevole a carico dei produttori, come sottolineato nel corso dei lavori della Consulta.
“Alla preoccupazione legata alle condizioni atmosferiche – conclude il presidente Zambon – si aggiungono alcune politiche Ue, a partire dal via libera della Commissione alle etichette allarmistiche in Irlanda e con il Belgio che si sta muovendo nella stessa direzione. Si tratta di una norma distorsiva del commercio che è il risultato di un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia, le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso, mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già 4100 anni prima di Cristo”.
I numeri del vitivinicolo in Italia sono di tutto riguardo. La produzione tricolore può contare su 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc ed Igt, con 332 vini a Denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 vini ad Indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia ed il restante 30% per i vini da tavola a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia, che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.