Il Natale è alle porte e panettoni di ogni tipo, risma e misura affollano gli scaffali. Ma siamo certi di quello che compriamo?
Gambero Rosso, piattaforma leader nel settore del Wine Travel Food italiani, ha mandato i suoi esperti ad assaggiare i panettoni “da supermercato” e ad ognuno di essi ha assegnato un giudizio con voto.
Gli esiti però sono stati a dir poco disastrosi.
Se i panettoni a prima vista possono sembrare gradevoli, perché “belli, precisi, ben sviluppati e dal colore uniforme”, è dopo il taglio, quando il prodotto incontra naso e palato, che si entra nel giardino degli orrori, dove a vincerla sono la chimica e il retrogusto di laboratorio ed industria.
Gli esperti del Gambero Rosso hanno definito la degustazione fatta alla cieca “non piacevolissima”, evidenziando come nel caso del panettone, la differenza tra prodotti industriali e artigianali, si senta tutta.
Nei punteggi assegnati la sufficienza è stata raggiunta da un solo lievitato. Di tutti i prodotti sparsi tra gli scaffali a “meritare” il giudizio, ricevendo un punteggio superiore a 50/100, solo 5 marchi classici della grande industria.
Per il resto tutti abbondantemente fuori classifica a causa della mediocrità del prodotto.
All’ultimo posto dei lievitati che hanno meritato menzione in classifica, il panettone Balocco. Gli esperti lo hanno trovato già dall’aspetto “poco rassicurante”. Ma a colpire in negativo sono stati gli odori, definiti di “cartone, aceto, con note di formaggio e fermentazione, sentori respingenti che non invogliano all’assaggio”. “In bocca – continuano gli esperti – il lievitato conferma note di cartone, la mollica è secca e per niente scioglievole. Un panettone che proprio non ci sentiamo di inserire in classifica.”.
Appena sotto il 50 il panettone Maina, definito “Disomogeneo nell’aspetto, disordinato con fette imprecise dal colore fin troppo chiaro che sembra un bianco un po’ sporco, alla vista questo panettone non promette benissimo. All’olfatto i nostri sospetti vengono confermati da un forte odore di chiuso, con note alcoliche invadenti, un’acidità intensa e odori che rimandano al formaggio. I canditi sono duri, la mollica compatta e plastica, non fila e il sapore tende verso una dolcezza pronunciata, artificiale e industriale.”.
Un po’ meglio il Paluani, voto 51,6. “Compatto, chiaro, con pochissimi canditi sciolti in cottura e nascosti nella mollica pallida: la vista non colpisce e purtroppo neanche il naso, chiuso e stantio, un odore che potremmo definire vintage per essere gentili, nostalgico magari, perché ricorda quello del cassetto della nonna. Un naso cupo, polveroso, che in bocca si trasforma in un assaggio acido, stucchevole, e anche pungente per l’eccessiva quantità di lievito.”.
Voto 53.8/100 per il panettone Tre Marie. “Una forma diversa dalle altre, il classico panettone milanese più basso e largo, dall’aspetto brillante e la pasta gialla ricca di uvetta, che in questo caso è più che discreta, morbida e generosa. Pochi, invece, i canditi, presenti in pezzi piccolissimi e non invadenti: non straordinari ma più buoni rispetto alla media di quelli assaggiati in degustazione. Il profumo è tutt’altro che allettante, con note alcoliche che ricordano le merendine, odori artificiali che richiamano il borotalco, sensazioni che si ritrovano anche all’assaggio con sentori alcolici persistenti e una nota amara sgradevole.”.
Scalando la classifica al terzo posto, con voto 56.4/100, troviamo il panettone Melegatti. “Dal colore chiaro, quasi bianco latte, un impasto pallido con pochi canditi e non proprio invitante. Il naso, invece, rassicura: note di riso, latte, caramello, vaniglia, profumi dolci un po’ artificiali ma comunque piacevoli, infantili. È un dolce che “sa di credenza”, forse per questo non sembra poi di mangiare un panettone, piuttosto una merendina. Peccato per quel pizzico di lievito di troppo, che al palato si fa sentire.”.
Secondo posto per un classicissimo del nostro Natale, il panettone Bauli. “La mollica compatta e gialla brillante a un primo sguardo sembra cruda, è molto umida e si appallottola facilmente: dopo qualche fettina tagliata, il lievitato si affloscia, ma non bisogna perdere le speranze perché il risultato finale non è dei peggiori. All’esame olfattivo emergono note di vanillina e fialette dolci, in bocca però la sensazione migliora, nonostante il gusto pessimo dei canditi. È il classico panettone da supermercato, che ricorda l’infanzia e i pranzi in famiglia.”.
Il vincitore della speciale classifica dei panettoni da supermercato, l’unico promosso con sufficienza piena (voto 61 /100), è l’altro grande classico degli scaffali, il panettone Motta. “L’unico panettone in degustazione a presentare un accenno di alveolatura, ben sviluppato e dal colore uniforme. I canditi sono pochi, l’uvetta è agglomerata sui bordi, la crosta un po’ troppo molle. Il profumo è distintamente artificiale (come in tutti gli altri casi), ma si distingue una buona nota di limone, e in generale sentori dolci che non dispiacciono. Al palato risulta un po’ secco, ma tutto sommato il morso non è spiacevole, pur lasciando la bocca un po’ impastata sul finale.”.
Alla degustazione dei “panettoni da supermercato” hanno partecipato Michela Becchi, Chiara Carnevali, Antonella Dilorenzo, Eugenio Marini, Stefano Polacchi, Sonia Ricci, Lorenzo Ruggeri, Matteo Simonini, Marzio Taccetti, Annalisa Zordan, tutti esperti appartenenti alla redazione del Gambero Rosso.
F.C.